Massa Lubrense. Falco smeriglio ucciso da bracconieri

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Siamo appena all’inizio delle migrazioni autunnali degli uccelli verso sud, in direzione delle aree dove passeranno l’inverno e da dove ripartiranno la prossima primavera per tornare in Europa. Sono sempre più numerosi gli appassionati di birdwatching che osservano questo straordinario ed emozionante fenomeno, oltre agli scienziati che studiano gli uccelli migratori, inanellandoli e seguendone le rotte per conoscerli sempre meglio. Per poterli proteggere è, infatti, importante individuare le minacce che incombono: dal consumo di suolo ai cambiamenti climatici, che colpiscono le aree di nidificazione così come quelle di sosta utilizzate durante la migrazione, oltre al fenomeno diffuso del bracconaggio.

Perché non tutti guardano al mondo alato con uguale sensibilità e c’è ancora chi si diverte a fare il tiro al bersaglio a questi esemplari in volo, anche se protetti dalla legge, o chi per alimentare tradizioni anacronistiche non esita a catturarli e ucciderli alimentando il lucroso giro d’affari che ruota attorno alla caccia.

È quanto accaduto allo sfortunato Smeriglio (Falco columbarius) impallinato in località Monticchio, nel Comune di Massa Lubrense, in giornata di divieto di caccia (con ordinanza prefettizia del 15 ottobre scorso era stato vietato nella provincia di Napoli il trasporto di armi, munizioni ed esplosivo e la sospensione di ogni attività venatoria dal 17 al 20 di ottobre, per motivi di ordine pubblico inerenti allo svolgimento del G7).

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L’esemplare recuperato sanguinante e con un’ala rotta, da alcuni abitanti del posto che hanno allertato i volontari del Wwf Terre del Tirreno, è stato consegnato ai medici dell’Asl veterinaria di via Bagnulo, a Piano di Sorrento, e immediatamente trasportato al Centro Recupero Fauna Selvatica il Frullone di Napoli, dove però è deceduto per le ferite riportate.

“Il fenomeno della caccia senza regole nel nostro territorio è duro a morire – spiega Claudio d’Esposito presidente del Wwf Terre del Tirreno -. Lo smeriglio è il più piccolo rapace diurno europeo prevalentemente migratore, è lungo 24/33 cm con un’apertura alare di 50/67 cm. Nell’Europa medioevale gli smerigli erano utilizzati nella falconeria per catturare piccoli uccelli. E’ una specie che ha subito una riduzione delle sue popolazioni in Italia nella prima metà del Novecento, risentendo particolarmente dell’uso di pesticidi in agricoltura, anche se negli ultimi anni sembra in leggera ripresa. La sorte di tale rapace segue quella di uno stupendo esemplare di allocco (Strix aluco) rinvenuto impallinato in un terreno agricolo in località Marina della Lobra a Massa Lubrense.

Purtroppo quotidianamente di uccelli ne vengono sparati e catturati a decine, con gabbie trappola e reti, per alimentare le richieste di appassionati e collezionisti del mercato illegale di prede da cucinare o, nel caso di esemplari rari, da imbalsamare e rivendere a collezionisti sul mercato clandestino. Di recente a Castellammare di Stabia gli agenti della Polizia Provinciale hanno intercettato un bracconiere intento a catturare e commerciare cardellini in un terreno nei pressi di una scuola. Sulle nostre montagne è pieno di richiami notturni per le quaglie, posizionati spesso dopo aver dato fuoco alla vegetazione, producendo danni incalcolabili che si evidenziano dopo i temporali, quando terreno e pietre non più trattenute dalla vegetazione crollano rovinosamente a valle. Le accorate segnalazioni e lamentele che pervengono da cittadini ed escursionisti sono tante, ma i controlli sono troppo scarsi, laddove non inesistenti, e per tale motivo le attività venatorie sono esercitate il più delle volte in modo fuorilegge nella certezza dell’impunità”.

Secondo Birdlife International, con 5,6 milioni di uccelli uccisi illegalmente ogni anno, l’Italia è la seconda classificata nel triste campionato del bracconaggio nel bacino del Mediterraneo, subito dopo l’Egitto. Nonostante la costante diminuzione dei cacciatori italiani, la caccia continua a rappresentare una delle principali cause di perdita di biodiversità e diffusione delle illegalità.

Uno studio commissionato dal Wwf dimostra come in coincidenza del periodo della caccia aumenta in maniera esponenziale il numero di esemplari appartenenti a specie protette, soprattutto rapaci, che vengono ricoverati nei centri di recupero animali selvatici.

L’Unione Europea ha più volte sollecitato l’Italia ad adottare misure concrete di contrasto alle illegalità venatorie mirate, in particolare, ad adottare sistemi più efficaci di raccolta dati, implementare il personale della vigilanza ridotto a poche unità e modificare la legislazione aumentando le sanzioni attualmente inefficaci a contrastare i crimini contro la fauna selvatica.

Però è stato ancora fatto. Per questa ragione la Commissione Europea ha finanziato il progetto Life Swipe, di cui il Wwf Italia è partner, che punta a rendere più efficaci le azioni di contrasto ai crimini contro la fauna selvatica, migliorando la consapevolezza e la capacità delle autorità pubbliche, anche attraverso il potenziamento dello scambio di conoscenze con magistrati, rappresentanti delle forze dell’ordine e con tutti coloro che hanno un ruolo attivo nelle azioni di investigazione e persecuzione dei crimini contro la fauna selvatica, aumentando la cooperazione nazionale e transfrontaliera.

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