SORRENTO. Il calcio è stata la sua unica passione, la sua unica ragione di vita. Pur di non abbandonare la sua “prima” squadra, l’Atomica, alla fine degli anni Cinquanta, rischiò il carcere militare. In quella squadra dove tirò i primi calci Nino Fiorile, bandiera del Sorrento di sempre, più di 500 partite in maglia rossonera, giocavano anche Gianni Fiorentino e Antonino Ruoppo. Quando lo raccontava il fratello Antonino sfumava rabbia e ironia. Andò a scovarlo su una collinetta sperduta tra Vico Equense e Castellammare di Stabia. A Orvieto non voleva andare. Non poteva lasciare la squadra.
Stanotte ha lasciato questa terra, ma lassù continuerà a sognare un prato verde (anche se aveva iniziato a fare il dirigente con il campo in terra battuta) e tanti ragazzi che rincorrono un pallone. Peppe Arcucci è morto stanotte all’ospedale di Sorrento. Un malore improvviso, una corsa per trovare assistenza non è bastata per salvargli la vita.
Per i sorrentini della mia generazione e non solo è stato un punto di riferimento per quanti sognavano una maglietta per comporre una squadra di calcio. Giovanissimi, allievi, juniores, prima e seconda categoria. Peppe Arcucci era sempre pronto ad accoglierli con un sorriso. Ma non faceva mistero, se l’aspirante calciatore non fosse dotato di tecnica adeguata, per dirgli chiaro e tondo “O’ pallone nun’e’ pe’ te”. La verità?. Lo disse anche a me. Ma aggiunse: “Forse saresti un buon dirigente”. Fu così. Fui promosso sul campo dirigente della Juve Sorrento. Un anno dopo, il dottor Andrea Torino mi chiamò al Sorrento.
Forse perchè egli stesso che aveva una grande passione, non possedeva una tecnica calcistica almeno sufficiente. La sua “prima” squadra fu l’Atomica Sorrento. Subito grandi risultati a livello giovanile, una sana competizione con il Sorrento. Poi, il servizio militare, due anni lontano da Sorrento. Anche a Orvieto, dove fu destinato per il Car (Centro addestramento reclute), trovò occasione per respirare aria di calcio. La stessa caserma ospitava anche i calciatori della classe 1939, come lui. Raccontava orgolioso di aver raccolto un passaggio di Giovanni Trapattoni e battuto con un “tiraccio” Enrico Albertosi, il portiere della “sua” Fiorentina.
Carattere introverso, pur all’apparenza aperto e sorridente, Peppe Arcucci lasciò presto il banco di composizione degli oggetti dell’intarsio sorrentino della bottega del fratello Antonino. Il calcio era la sua vita, la sua unica grande passione. Si lasciava distrarre solo dal buon cibo, ma per una partita di calcio delle sue squadre rinunciava al pranzo senza indugio.
Nel 1970 fondò la Juve Sorrento di calcio femminile. Quella formazione, alla prima esperienza, arrivò alle finali per la promozione in serie A. Appassionato anche di ciclismo. Epiche le organizzazioni del Giro della penisola sorrentina. Si partiva alle sei del mattino. Una tappa a cronometro nella salita di Capodimonte. Il Circolo Acli negli anni Settanta è stata la sua “casa”. Poi, prima il locale in via dell’Accademia, quindi, in vico Fuoro ed ora in via San Nicola.
Si è spento stanotte, a 78 anni, per almeno sessanta, la Gazzetta dello Sport è stato il suo “vangelo”. Si professava ateo, ma ho sempre pensato fosse un atteggiamento, piuttosto che il suo “credo”. Rimangono impresse nella memoria le lunghe serate al Circolo Acli, le trasferte dei vari campionati, le partite al campo Italia. Era il presidente (nella Juve Sorrento condivise la carica con Gaetano Fiorentino), ma guai ad indicarlo sulla distinta come dirigente accompagnatore. “Miett allenatore”. Aneddoti, storie, avrei tanto da raccontare. Chiudo con la sua massina sul calcio: “O’ pallone è simbolo di scemità…”. Per questa frase abbiamo tante volte ipotizzato di dedicargli una targa. Colpevolmente non lo abbiamo fatto.
“Peppe – ha scritto Francesco Gargiulo sulla sua pagina Facebook – era un personaggio che ha investito nello sport tutto ciò che aveva; ha creato numerosi circoli ricreativi aggregando centinaia di giovani sorrentini che grazie al suo sacrificio si sono affermati nel calcio o semplicemente sono stati sottratti ai tanti pericoli della strada. Credo che l’amministrazione comunale dovrebbe tributargli un giusto e meritato riconoscimento perché Peppe, per anni, con i suoi punti di aggregazione, ha svolto una azione meritoria anticipando quelli che ora si chiamano Informagiovani”.
Ciao, Peppe, la Tua massima rimarrà scolpita nella nostra mente. Non sarà facile dimenticarla. Grazie per quanto hai fatto per i giovani sorrentini.
I funerali domani mattina, alle ore 9:45, nella Cattedrale di Sorrento. Lo ricordano con affetto i tanti nipoti.
di Antonino Siniscalchi.