La Soprintendenza boccia i nuovi loculi al cimitero di Sorrento

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SORRENTO. Un project-financing per la realizzazione di 2mila e 500 nuovi loculi all’interno dell’ex convento San Renato. Un intervento, del costo stimato di 6milioni di euro, che avrebbe consentito di azzerare la graduatoria delle domande di nicchie giacenti presso gli uffici comunali di Sorrento ed, al tempo stesso, di recuperare la struttura che attualmente versa in stato di totale abbandono. Una procedura avviata nel 2006 con una selezione pubblica per individuare le ditte interessate ad eseguire i lavori. La commissione esaminò le tre proposte pervenute all’ufficio Tecnico di piazza Sant’Antonino, giudicando vincitrice quella della società Passarelli spa.

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Era il 2007 ed a quel punto si rendeva necessario acquisire il parere della Soprintendenza ai Beni Paesaggistici di Napoli in ordine alla proposta progettuale presentata. Intanto si arrivò al 2009 quando la Giunta municipale decretò il “pubblico interesse” del progetto, approvando l’elaborato preliminare, poi inserito nel programma triennale delle opere pubbliche 2009-2011, approvando la linea economico-finanziaria dell’intervento, per un importo di 3milioni e 850mila euro a carico del concessionario.

In sostanza si potevano già avviare i lavori, ma mancava ancora il necessario via libera della Soprintendenza. Dopo ben 5 solleciti da parte dell’Utc del Comune di Sorrento – e le diverse diffide da parte della Passarelli spa allo stesso ente – solo il 22 settembre 2016 l’ufficio provinciale dipendente dal ministero dei Beni Culturali, emise il proprio parere, bocciando il progetto. Il motivo? “Si tratta di “una nuova costruzione invasiva e incongruente con l’edificio storico, che in parte versa in uno stato di rudere”.

Con il parere negativo della Soprintendenza, quindi, alla Giunta municipale non è rimasto altro da fare che revocare l’intera procedura relativa al project-financing, anche tenendo conto del parere del funzionario responsabile dell’ufficio tecnico comunale, l’ingegnere Alfonso Donadio, il quale “considerato lo stato in cui versa la struttura, che deve ritenersi un vero e proprio rudere”, ritiene che “un’eventuale attività di riqualificazione non potrebbe prescindere da un’accurata e preventiva approfondita analisi della sua concreta e reale fruibilità da parte della collettività”.

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