Il Wwf: In penisola sorrentina poca attenzione per gli alberi secolari

quercia-monumentale

“A volte abbiamo solo bisogno di fare un respiro lento e profondo e connetterci con la natura. Questa magnifica vecchia quercia a Lohja (foto in alto) è protetta come monumento naturale. In penisola sorrentina abbiamo alberi analoghi ma diversi Comuni (come Meta, Sorrento o Sant’Agnello) non vogliono che tali alberi vengano fatti conoscere e protetti da un vincolo monumentale. Perchè? Per poterli abbattere a piacimento quando se ne presenterà l’occasione? Meta ha perso gran parte dei suoi pochi alberi secolari per motivi pretestuosi o per responsabilità di chi avrebbe dovuto tutelarli”. A sollevare la questione della tutela delle alberature secolari è ancora una volta il Wwf Terre del Tirreno.

“Penso sia sostanzialmente una questione di cultura e sensibilità – commenta il presidente dell’associazione ambientalista, Claudio d’Esposito – gli alberi vengono troppo spesso visti dagli amministratori come un impiccio e/o un problema e l’idea che tali creature mettano radici e rimangano in un posto anche per secoli non riescono a mandarla proprio giù, ancor di più se tali patriarchi limitano le smanie di costruzione e sviluppo dei soliti miopi imprenditori, o più semplicemente del cliente elettore dirimpettaio.

È una sottocultura dilagante. Mai sentita la frase “quell’albero ha invaso il marciapiede e va tolto” e nessuno mai che pensi che nel 90% dei casi è possibile modificare/allargare il marciapiede senza sacrificare l’albero. Poi c’è la questione economica: la Città Metropolitana di Napoli ha distribuito risorse economiche a pioggia a tutti i Comuni che ne facevano richiesta, con la finalità di “implementare il patrimonio arboreo delle città” per contrastare il riscaldamento globale. Fin qui tutto bene. Ma la norma consente di piantare nuovi alberi dove mancano e “anche” al posto di quelli morti e/o malati.

Ed è qui il trucco. A valutare la salute e stabilità di un albero sono corsi gli agronomi, come le api sul miele, che hanno accertato che la gran parte del patrimonio arboreo storico di strade, piazze e parchi (accade in tutta Italia) è costituito da alberi malati e pericolosi. In tal modo si è messa in moto una nuova economia perversa dalla quale traggono vantaggi in tanti: in primis gli agronomi, poi le ditte, i giardinieri, i tagliatori, i venditori di motoseghe, i mercanti di legname, i vivai che devono rifornire alberelli a catena di montaggio da sostituire a breve, perchè messi in modo sbagliato nel periodo sbagliato, con un “turn over” senza precedenti. Il tutto – conclude d’Esposito – con buona pace dei grandi patriarchi arborei che, dall’anno 2000, continuiamo col Wwf a visitare, fotografare e censire, inviando (inutilmente) le schede prodotte alle amministrazioni comunali, che restano più o meno insensibili al tema”.

(foto di Marjaana Tasala)

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