Il Wwf contro i lavori per il nuovo impianto di illuminazione pubblica sul Faito

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Sul monte Faito si lavora alla realizzazione del nuovo impianto della pubblica illuminazione. Si tratta, però, di opere che, secondo la locale sezione del Wwf, non avrebbero ricevuto l’ok del Parco dei Monti Lattari e che comprometterebbero il delicato equilibrio dell’ecosistema della zona. Di seguito la nota inviata dall’associazione ambientalista e le foto che testimoniano quanto sta accadendo sul Faito.

Apprendiamo in questi giorni di una delibera di giunta comunale di Vico Equense (n° 90 del 15/09/2020) relativa a lavori di efficientamento energetico per l’illuminazione del Monte Faito, da realizzarsi grazie ad un importante finanziamento pubblico di 130mila euro.

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Il progetto definitivo e già esecutivo è a cura del servizio Lavori pubblici del Comune. Il cantiere è operativo da tempo: si sta infatti procedendo a sostituire le armature dei vecchi lampioni e ad effettuare scavi per l’interramento dei cavi elettrici.

C’è solo un piccolo dettaglio: non ci troviamo in una strada qualunque ma, bensì, in un’area naturale protetta nel cuore del Parco Regionale dei Monti Lattari e nell’ambito del Sito ZSC Dorsale dei Monti Lattari – cod. IT80300008 – ovvero in area della Rete Natura 2000 (di cui al D.P.R. 357/97 della Regione Campania).

Tra l’altro gli scavi si stanno effettuando anche alla base di un filare di Pini neri secolari, di cui l’associazione ambientalista si era interessata di recente proprio per evitarne il pretestuoso abbattimento e riuscire ad apporvi un vincolo monumentale di tutela (ai sensi della L. 10/2013).

Il Wwf già ad inizio agosto, avendo documentato gli scavi alla base dei grossi pini in via Strada Alta, via Funivia e via Cresta del Monte Faito, aveva inviato una nota con richiesta di accesso agli atti, all’attenzione del sindaco di Vico Equense, del Parco Regionale dei Monti Lattari e del dirigente UOD Foreste, Caccia e Pesca della Regione Campania.

Successivamente il Wwf apprendeva dall’Ente Parco, con una nota a firma del responsabile amministrativo Antonio Malafronte, che non risultavano agli atti del parco N.O. o pareri inerenti lavori di scavo alle località indicate, e inviava quindi un dettagliato esposto alla Procura della Repubblica di Torre Annunziata e ai Carabinieri-forestali di Castellammare di Stabia per accertare la legittimità delle opere con richiesta di sequestro dell’area.

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“E’ assurdo – dichiara Claudio d’Esposito presidente del Wwf Terre del Tirreno – su quella montagna pare che le leggi non siano mai prese in considerazione. Abbiamo chiesto agli enti competenti quale sia l’esatta applicazione delle regole all’interno del Monte Faito. Un recente documento (del 10 agosto 2020) a firma della Dirigente dello Staff – Tecnico Amministrativo – Valutazioni Ambientali della Regione Campania, ha chiarito, nero su bianco, quali sono i criteri e le Linee Guida Nazionali relative all’individuazione delle condizioni d’obbligo e screening di incidenza sito-specifici (pre-valutazioni) per le Valutazioni di Incidenza, sottolineando che “non sono consentite liste di esclusioni aprioristiche dalla VIncA, se non sufficientemente motivate da valutazioni tecniche preliminari sito-specifiche condotte dalle Autorità regionali o dagli Enti Gestori dei Siti che tengano conto degli obbiettivi di conservazione dei siti Natura 2000, e configurabili quindi come screening di incidenza” e anche che “Le autocertificazioni o dichiarazioni di non Incidenza non devono essere accettate”.

In sintesi se c’è un’area di particolare pregio (e tutela) è norma, oltre che buon senso, dimostrare preventivamente l’incidenza che i lavori avranno sull’ecosistema e ottenere tutti i nulla osta prima all’intervento e non dopo”.

Come è possibile invece che sul Faito si continui a lavorare, da quasi due mesi, in una Zona di Conservazione Speciale (ZSC) senza Valutazione d’Incidenza? I famigerati scavi, e relativi depositi di materiali (pietre, asfalto, ecc.) a margine della strada e su suolo boschivo, si sarebbero dovuti e potuti evitare? In che modo? Allocando, ad esempio, i cavi sopra la carreggiata e prevedendo opere di copertura (con paletti, ghiaia, ecc.) o meglio ancora ricorrendo a moderni impianti con pannelli fotovoltaici. Poi si sarebbe dovuta valutare la qualità e quantità dei corpi illuminanti (tipologia di lumen, inclinazione parabola, sensori di attivazione al solo passaggio, ecc.) in relazione all’inquinamento luminoso e alle interferenze sulle attività fotosintetiche e sui delicati equilibri della fauna notturna.

Purtroppo pare che la politica sia, però, solo e sempre interessata ad intercettare e spendere finanziamenti pubblici, piuttosto che affrontare le problematiche in modo razionale e nel rispetto della Natura oltre che delle leggi poste a tutela del paesaggio.

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