Il Tar annulla l’ordinanza che sospendeva l’attività di un ristorante

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SORRENTO. La sospensione dell’attività in una struttura realizzata abusivamente deve avere un termine certo. E’ quanto ha ribadito il Tar annullando l’ordinanza con cui il Comune di Sorrento, lo scorso mese di ottobre, ha intimato lo stop al ristorante “La tavola di Lucullo” per presunte irregolarità nei locali.

A metà settembre del 2015 l’ente di piazza Sant’Antonino ha emanato un provvedimento per sospendere l’attività di somministrazione di cibi e bevande nel locale in via Rota. Il dispositivo è “a tempo indeterminato e comunque fino a quando non saranno rimosse le opere abusive” riscontrate nel corso di due sopralluoghi eseguiti presso il pubblico esercizio.

Durante il primo, nel mirino dei tecnici comunali finiscono la canna fumaria e una tettoia, successivamente colpite da due ordinanze di demolizione e infine rimosse. Ai titolari del ristorante viene contestata anche la trasformazione di alcuni depositi in locali commerciali. Durante la seconda verifica, l’attenzione si concentra sui lavori di ampliamento che, secondo i tecnici comunali, sarebbero stati realizzati sulla base di una segnalazione d’inizio attività inefficace. I titolari della taverna si vedono contestare pure la trasformazione di box auto in locali commerciali, la modifica dei prospetti, la copertura del pergolato e l’installazione di un’insegna senza autorizzazione.

Sulla base delle relazioni giunte sulla sua scrivania il dirigente comunale Antonino Giammarino firma l’ordinanza di sospensione dell’attività a partire dal 15 ottobre. Ma la società titolare del ristorante, che solo nel 2010 ha sottoscritto i contratti di locazione dei locali, presenta ricorso al Tar, sostenendo che alcune irregolarità risalgono ai primi anni 2000, mentre gli altri interventi rientrano nella manutenzione straordinaria e quindi non necessitano di autorizzazioni.

Una ricostruzione accolta dai giudici amministrativi che, nella sentenza, chiariscono anche che provvedimenti come l’ordinanza di sospensione dell’attività di ristorazione non possono essere a tempo indeterminato, ma devono fissare un termine certo entro il quale il destinatario deve rimuovere le irregolarità. Da ciò l’annullamento del provvedimento e la condanna del Comune al pagamento di 2mila euro di spese.

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