Discarica di amianto sul Monte Faito – foto –

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Mentre sul Monte Faito si attua la distruzione degli alberi nel cuore del Parco dei Monti Lattari, con ordinanze del sindaco sulla scorta di perizie redatte, a seconda dei casi, da agronomi o da personale dei vigili urbani, nessuno si accorge dei tanti pini morti bruciati dall’incendio del 2017, che incombono pericolosamente sulla carreggiata e che a turno crollano.

L’ennesimo albero morto si è abbattuto di sera sulla strada. Immediato l’intervento della Protezione Civile che ha provveduto a liberare la carreggiata e a spostare il tronco su di un lato e le ramaglie dall’altro, proprio a fianco di una discarica di amianto. Accorsi sul posto i volontari del Wwf hanno documentato e denunciato la sparizione del tronco, trafugato come da consuetudine, e i pericolosi rifiuti accatastati al suolo.

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Si tratta di elementi di una canna fumaria, abbandonati da incivili tra diversi sacconi Big Bag per rifiuti pericolosi, con codici allegati, contenenti anch’essi elementi in amianto. Sono in tanti che ancora maneggiano tale materiale con estrema disinvoltura, ignari dell’enorme pericolo per la salute, e se ne disfano in modo criminoso. Considerata la portata altamente tossica dell’amianto a causa delle fibre e della polvere di asbesto estremamente pericolose per la salute umana, e il rischio che i manufatti possano con la loro progressiva disgregazione, proprio per l’esposizione agli agenti atmosferici ed al contatto diretto col suolo, andare a contaminare l’ambiente circostante all’interno del Parco Regionale Monti Lattari, il Wwf ha chiesto un sollecito interessamento atto ad individuare i responsabili ed ottenere l’immediata bonifica del sito.

“Quello che sta accadendo sul Faito merita tutto il risalto possibile – dichiara Claudio d’Esposito, presidente del Wwf Terre del Tirreno – abbiamo assistito a troppi tagli di alberi sani, robusti e importanti col solito abusato pretesto che essi erano pericolosi. Alberi eliminati grazie alle discutibili ordinanze emesse dal primo cittadino. Discutibili per tutta una serie di motivi ma in primis perché quegli alberi apparivano in ottimo stato vegetazionale. A decretarne il “pericolo” in alcuni casi i soliti agronomi di parte, ma in altri addirittura geometri e vigili che, nella relazione del sopralluogo, “dissertano” sulle radici e sulla tenuta statica delle specie Pinus.

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Le ordinanze emesse dal sindaco, tra l’altro anche in area di competenza della Città Metropolitana, sembrerebbero spropositate e senza i giusti presupposti. Da qui la denuncia del Wwf ad indagare su quello che si configura come un abuso, ovvero un pericoloso modus operandi che troppo facilmente elude ogni autorizzazione e controllo anche dello stesso Parco Regionale dei Monti Lattari che rivendica, a ragione, la sua competenza. La cosa assurda è che il pericolo urgente “millantato” è stato eliminato dai privati con estrema calma: dopo ben settanta giorni dall’ordinanza sindacale.

I due maestosi pini (il cui legno tagliato appare in ottima salute) si legge nella relazione che costituivano “grave pericolo per l’incolumità dei fruitori dell’area in dipendenza del loro eccessivo sviluppo e del loro posizionamento prossimo sia alle civili abitazioni che alle vie pubbliche di primaria importanza turistica del Monte Faito”. Ma proprio quelle stesse abitazioni e vie sono state tuttavia frequentate da migliaia di turisti durante gli ultimi mesi e nelle festività natalizie. Tra l’altro nella stessa proprietà, dove si chiedeva di togliere da mezzo i pericolosi pini, si svolge un’attività di B&B che ha ospitato per tutto il periodo natalizio turisti e villeggianti sottoponendoli, a loro insaputa, a rischio incolumità?

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Tutta questa collaudata pantomima è ancora più incoerente se si considera il fatto che si fanno abbattere con disinvoltura ai privati pini sani e robusti e si lasciano invece in piedi centinaia di analoghi pini morti carbonizzati dalle fiamme, che incombono pericolosamente sulla strada che conduce al Faito. A pochi giorni dall’eliminazione dei pini nella villetta ecco crollare, come dal Wwf anticipato, l’ennesimo albero morto sulla strada.

Ci appare che la sicurezza dei cittadini venga presa a pretesto, spesso, per legittimare azioni e interventi devastanti, ma di fatto poi non ci si preoccupa per cose realmente gravi. Una per tutte: è mai possibile lasciare transitare veicoli su di una strada priva per un lungo tratto di muro di contenimento, con grave pericolo di precipitare dalla montagna? E perché il muro franato, non appena ricostruito (con soldi nostri) è stato ri-demolito il giorno dopo? Da chi? Interrogativi sui quali si auspica si facciano le doverose indagini e si diano ai cittadini le giuste risposte.

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La cosa che ci rattrista di più è che la nostra associazione è stata negli anni Ottanta tra le prime e maggiori promotrici della creazione di un Parco per i Monti Lattari. Vedere oggi tale eccezionale area naturale protetta, con tutte le sue peculiarità paesaggistiche, faunistiche e vegetazionali, lasciata nel più totale abbandono e disinteresse delle amministrazioni ci riempie di amarezza.

Il Monte Faito sebbene venga considerato l’emblema del parco e sia l’argomento principale di tutti i proclami pubblicitari di rilancio del Parco, di fatto, resta però ancora terra di nessuno, dove ogni manomissione e attentato al suo enorme patrimonio naturalistico continua indisturbata nell’indifferenza dei più laddove non addirittura, come i recenti fatti dimostrano, con l’avvallo e la complicità delle istituzioni”.

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