Dal governo 600milioni di euro per sanare l’Eav

Circum11

Un conto corrente “ricco” di 591 milioni, il controllo rigido del ministero delle Finanze e del governo e un obiettivo: usare quei soldi per pagare tutti i debiti dell’Eav, in modo da sanare un bilancio in rosso da venti anni e bloccare la crisi. Nell’azienda che controlla Circumvesuviana, Sepsa e Metrocampania Nordest si comincia a fare i conti con il megafinanziamento da circa 600 milioni che il governo ha inserito nel decreto fiscale e, intanto, il presidente Umberto De Gregorio ha voluto scrivere a tutti i dipendenti.

Una lettera con la quale il capo dell’Eav chiede ai lavoratori più motivazioni e maggiore efficienza e promette nuovi incentivi “non a pioggia, ma a chi merita”. Il presente resta difficile: ancora ieri mattina un treno della linea Poggiomarino-Pompei della Circumvesuviana è stato soppresso perché si è guastato ed ogni giorno anche in Circumflegrea e Cumana si accumulano disagi e disservizi. Nella sua lettera, del resto, De Gregorio non lo nega, facendo riferimento anche al recente fallimento di Eavbus: “Ancora oggi siamo alle prese con gravi problemi per l’azienda e per i dipendenti”. Ma la luce in fondo al tunnel sembra vedersi, se non altro perché i soldi ci sono davvero.

Stanno, appunto, su un conto corrente dedicato e sono vincolati al ripianamento del maxidebito. Il buco è di circa 700 milioni, metà dei quali rientrano nella voce “contenzioso”. Si tratta di aziende che hanno effettuato lavori e non sono state pagate, professionisti che hanno fatto consulenze mai retribuite, dipendenti che hanno intentato azioni legali per questioni legate alle loro attività. Poi ci sono i fornitori, che attendevano di essere pagati e si sono stufati. Tutti si sono rivolti al Tribunale ed hanno aperto un contenzioso legale mastodontico.

L’Eav conta di prendere 260 milioni dal finanziamento del governo e stipulare una serie di accordi, per chiudere i conti. Le strette di mano dovrebbero essere favorite dal fatto che, al contrario di quanto avveniva in passato, stavolta i soldi ci sono: con un piccolo sacrificio sugli interessi legali ed altre spese accessorie le transazioni si possono chiudere. “Stiamo lavorando proprio in questa direzione, finora con buoni riscontri”.

L’altra grande parte del debito riguarda i fornitori, quelli che hanno dato materiale, pezzi di ricambio e assistenza e non vedono un euro da un bel po’ di anni. La questione è strettamente legata al rilancio del servizio: se le commesse non vengono pagate, difficilmente si possono fare nuovi investimenti. Peraltro, la crisi dell’Eav, a cascata, è diventata anche la crisi dell’indotto: sono centinaia i lavoratori delle aziende fornitrici che vengono pagati in ritardo o non vengono pagati affatto. Per saldare i fornitori, Eav conta di spendere 120 milioni: in questo caso si tratta di debiti certi e non c’è transazione che regga.

Il resto della massa debitoria è divisa in varie voci: ci sono da restituire gli acconti ricevuti per investimenti mai fatti (circa 50 milioni), tasse e imposte da pagare (80 milioni), soldi da dare alla Regione (40 milioni). Ma l’operazione rilancio è cominciata e per questo De Gregorio ha voluto chiamare in causa i circa 3000 dipendenti Eav: “La motivazione sia emotiva e morale, di appartenere ad un’azienda dalla storia importante e dal futuro positivo. Ma sia anche economica, di poter aspirare ad una soddisfazione in termini di retribuzione e carriera”.

Senza debiti, infatti, si può tornare a programmare promozioni ed anche assunzioni: mancano almeno 200 lavoratori nella pianta organica. Spiragli di ottimismo, anche se il servizio resta drammatico per chi viaggia. De Gregorio lo dice chiaramente: “Ci servono un paio di anni per recuperare un servizio efficiente. Ma intanto il 22 si mette su rotaia il nuovo treno di Metrocampania e a fine aprile quello di Sepsa. Poi arriveranno i convogli oggetto di revampign. Il governo ci ha dato i soldi per ripianare i debiti, ma con i conti a posto si può anche pensare a nuovi investimenti, necessari per migliore una situazione che attualmente è difficile”.

Francesco Gravetti da Il Mattino

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