Dal 2017 bandi europei per i lidi balneari

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La gestione del grande stabilimento balneare o del piccolo porticciolo potrebbe diventare straniera. Quei mestieri che in Campania, come in molte altre regioni, hanno sempre riguardato il mare e che le famiglie si sono tramandate fino ad oggi, potrebbero scomparire a partire dal 2017. Il suolo, che appartiene al demanio, su cui sorgono stabilimenti balneari, porti o altre strutture turistiche, sarà oggetto di una gara europea.

Potrebbero essere, quindi, operatori stranieri a gestire gli stabilimenti balneari di Ischia o a prendere in mano quelli di Positano e, perché no, quelli della linea di costa tra Castellammare e Sorrento. Quella che sta per accadere nell’ambito della gestione spiagge della nostra costa, in effetti, è una vera e propria rivoluzione.

Il nodo riguarda il rinnovo delle concessioni demaniali che già a partire dal 2017 dovranno essere messe a gara europea. Un anno, dunque per stabilire criteri e modalità e per favorire interpretazioni autentiche delle norme che vanno applicate uniformemente su tutti gli ottomila chilometri di costa del nostro Paese. Ed è per questo che di pari passo con il lavoro che si sta svolgendo a livello ministeriale, ogni regione cerca di arrivare ad una suddivisione del territorio in modo da avere precisi parametri di riferimento durante le procedure di gara. Insomma, il risultato che si intende ottenere e che, evidentemente un metro di costa a Capri non può avere lo stesso valore economico di un metro di costa a Castelvolturno.

E su questo terreno, il lavoro che sta portando avanti la quarta commissione speciale del Consiglio Regionale è particolarmente impegnativo. “Il settore turistico-balneare – sottolinea il vice presidente, Antonella Ciaramella – è da sempre la seconda voce fissa del prodotto interno lordo della Campania. È evidente, quindi che va fatto un lavoro scrupoloso tenendo conto anche del fatto che il governatore Vincenzo De Luca ha appoggiato con enorme interesse lo studio che stiamo portando avanti. Ma bisogna fare in fretta”.

La richiesta italiana di posticipare tutto al 2020 non sembra incontrare i favori di Bruxelles ed è il motivo per cui governo e regioni stanno cercando di mettere a punto le nuove procedure che avranno come fulcro centrale la redditività della concessione e gli investimenti fatti. Insomma si tende da un lato a selezionare le aree e dall’altro a valutare in maniera omogenea quali sono i piani di impresa, quanto è stato investito, cosa si intende investire per il futuro e, naturalmente, i risultati ottenuti sul piano occupazionale.

Insomma basta con i rinnovi automatici, le concessioni verranno rilasciate solo a condizione che ci sia la volontà di tutelare il territorio, di metterlo a reddito e di creare sviluppo. La conferma che il lavoro da portare avanti è complesso arriva dagli Enti coinvolti: in Campania dovranno affrontare questioni relative alle concessioni demaniali ben 64 comuni, 3 province ed una città metropolitana. Dalla foce del Volturno fino all’estremo sud della provincia salernitana, i comuni che affacciano sul mare dovranno avvalersi del nuovo piano di regolamentazione ma anche impegnarsi a monitorare tutte le procedure amministrative.

“Dobbiamo arrivare – prosegue Ciaramella – ad un sistema di governance del settore turistico-balneare facendo fronte comune con tutte le associazioni datoriali e gli imprenditori interessati a continuare le loro attività”. Fondamentali sono le audizioni che si stanno tenendo presso la IV commissione speciale presieduta da Pasquale Sommese. Bisogna anche tenere conto del fatto che la nuova regolamentazione (Puad) sarà anche l’occasione per un monitoraggio ed un lavoro di ricognizione in merito alle spiagge libere. Un terreno molto delicato perché fino ad oggi in molte zone si sono consentiti approcci non trasparenti o legali. La norma in vigore, è ancora quella del 2007 che garantisce le aree di libera e gratuita fruizione nella misura non inferiore al 20% degli arenili ed al 20% delle altre superfici demaniali utilizzabili per la balneazione. La stessa legge garantisce il decoro e l’igiene nonché la sicurezza della balneazione affidandola ai Comuni. Cosa, che finora, ha prodotto molti guasti.

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