Controlli contro la pesca dei datteri di mare: denuncia anche per chi acquista

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Acquistare e consumare datteri di mare significa contribuire alla distruzione di una parte dell’ecosistema marino. Per questo, in vista delle festività natalizie, dall’Area marina protetta di Punta Campanella parte un appello a chi si appresta ad organizzare pranzi e cenoni vari a non comprare i pregiati (e costosi) molluschi. È questo, infatti, il periodo dell’anno in cui la richiesta aumenta vertiginosamente.

In pochi, però, si rendono conto che per un piatto di linguine ai datteri di mare, viene distrutto un metro quadrato di habitat sottomarino. Ciò perché, come ricordano dal Parco di Punta Campanella, si tratta di un mollusco che cresce all’interno della roccia e per estrarlo è necessario frantumare il fondale con piccozze ed altri attrezzi, compresi martelli pneumatici.

Una devastazione che causa la desertificazione di ampi tratti di costa, soprattutto in penisola sorrentina. È proprio nella zona tra Vico Equense e Massa Lubrense che i predoni del mare fanno incetta di datteri dalle scogliere sommerse, senza preoccuparsi di distruggere un ambiente marino unico al mondo.

A motivare questi predatori del mare c’è il facile guadagno. Al mercato nero, infatti, un chilo di datteri, nel periodo natalizio, può costare anche 100 euro, se non di più. E questo favorisce la nascita di vere e proprie organizzazioni criminali dedite all’estrazione ed alla commercializzazione dei molluschi organizzate con attrezzature all’avanguardia e vedette che scrutano l’orizzonte per avvisare i complici nel caso si avvicinino le motovedette.

Contro di loro in prima linea gli uomini della Capitaneria di porto di Castellammare di Stabia. “Se durante tutto l’anno la nostra attenzione è alta nel combattere la pesca di frodo dei datteri – conferma il comandante della Guardia Costiera stabiese, Achille Selleri – in questo periodo aumenta ancora di più, con controlli a tappeto in tutto il compartimento di nostra competenza”.

Nel mirino delle forze dell’ordine finisce, però, non solo chi estrae i datteri e coloro che li vendono, ma anche quanti li comprano. L’acquirente, infatti, può essere accusato di favoreggiamento nei reati di danno ambientale e perfino di disastro ambientale con la possibile applicazione dell’aggravante della ricettazione. Ma, come ricordano dal Parco marino di Punta Campanella, “questo mercato illegale, gestito da una organizzazione criminale, può essere debellato del tutto in un solo modo: basta non acquistare e consumare datteri di mare”.

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