La Capitaneria: “Pesca dei datteri nelle mani della camorra”

Datteri

Ha preso il via il conto alla rovescia per i cenoni. A Napoli ed in provincia, così come nel resto della Regione Campania, sono sempre in tanti, sicuramente troppi, coloro che pensano che tra le prelibatezze che non possano mancare sulle tavole imbandite a festa ci siano i pregiati datteri di mare. E poco importa che per ottenerli vengano distrutti ampi tratti di costa. Soprattutto dell’area della penisola sorrentina, dove i fondali formati da rocce calcaree rappresentano l’habitat ideale per questi molluschi.

I datteri, infatti, perforano gli scogli sommersi e vi si insinuano attraverso una lenta azione ad opera di secrezioni acide. Per arrivare a misurare appena 5 centimetri impiegano tra i 15 ed i 35 anni. Per poterli estrarre è, quindi, necessario distruggere lo strato superficiale che li ingloba. Operazione che genera pesanti danni all’ambiente marino tanto da essere vietata da una legge che risale al 1965.

Per questo, in base a quanto ricostruito nel corso degli anni dalla Guardia Costiera e confermato ora dal comandante della Capitaneria di Porto di Castellammare di Stabia, Guglielmo Cassone, “la pesca di frodo del dattero di mare non è un fenomeno limitato a soggetti isolati che trovano un modo alternativo – seppur illecito – di sostentamento, bensì è di regola gestito da vere e proprie organizzazioni criminali che, attraverso il commercio della preziosa specie protetta, si assicurano un cospicuo introito utile a finanziare anche altre attività criminose, gestendo l’intera filiera, dalla pesca, alla raccolta, alla distribuzione per la vendita”.

Le forze dell’ordine, soprattutto in questo periodo dell’anno, sono particolarmente attive nella repressione del fenomeno. Capita sempre più spesso, però, che i datterari riescano a sfuggire alle strette maglie dei controlli. La pesca illegale dei molluschi, infatti, avviene in genere di notte con i soggetti dediti a questa attività che si muovono a bordo di unità da diporto piccole, agili e veloci, le quali, molto spesso, garantiscono prestazioni in termini di velocità di punta superiori a quelle delle motovedette. Tutto ciò unito alla particolare conformazione della costa sorrentina ricca di insenature rende la vita facile ai pescatori di frodo.

Nonostante le difficoltà nelle ultime settimane gli uomini della Guardia Costiera di Castellammare di Stabia, competente sull’area della costiera sorrentina, sono riusciti, nel corso di diverse operazioni, a sequestrare 280 chilogrammi di datteri di mare. A questi si aggiungono i 20 chili di molluschi sequestrati appena ieri dai carabinieri della penisola. Risale al mese di settembre, invece, un’operazione della Guardia di Finanza che portò al rinvenimento di ulteriori 50 chili di datteri.

Denunciati anche numerosi soggetti, la maggior parte di Castellammare di Stabia e Torre Annunziata. “Si tratta di vere e proprie squadre di pescatori di frodo esperti nell’estrarre i datteri – spiega ancora il comandante Cassone –. Sono dotati di attrezzature, unità navali, mezzi terrestri e depositi opportunamente occultati e spesso sotto il controllo della criminalità organizzata”. In genere se i pescatori di frodo si avvedono del blitz – a volte si servono di vedette appostate sulla terraferma – si danno alla fuga gettando in mare quanto raccolto. “Liberandosi del carico – conclude Cassone – rendono vana l’azione di contrasto in quanto, seppure rintracciati, all’atto del controllo risultano privi del corpo del reato”.

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