Nei giorni scorsi alcune compagnie aeree low cost, in primis Ryanair, hanno minacciato una riduzione delle attività sull’aeroporto di Capodichino nel caso dovesse scattare il previsto aumento della tassa di imbarco. Una presa di posizione che ha provocato la levata di scudi degli operatori turistici, anche di quelli della penisola sorrentina, allarmati dal rischio di taglio dei voli.
Intanto, il Comune di Napoli, ente che incassa gli introiti del balzello, ha già approvato un rincaro di 2,5 euro a passeggero nell’ambito del Patto per Napoli. Il governo, però, sarebbe intenzionato a bloccare gli aumenti previsti a Napoli ed anche in altre città, perché li considera come un ostacolo all’attrattività turistica del Paese. C’è però da risolvere il problema delle casse del Comune di Napoli nel cui bilancio l’imposta è calcolata per dieci milioni nelle entrate 2023 e altrettanti nel 2024.
Gesac ha confermato la disponibilità a pagare l’imposta, tuttavia, rinviandone l’applicazione al 2025 quando saranno assorbiti gli effetti del Covid (nel 2020 ha preso il 75% dei passeggeri sul 2019 e nel 2021 la perdita è stata del 57%).
Dal Comune partenopeo fanno sapere di essere disponibili alla proposta di sospensione della tassa per due anni avanzata dalla Gesac, ma a condizione che il governo copra le perdite, ovvero 10 milioni per ciascuna annualità. La trattativa è in corso.