Antonino Pane ricorda, con un articolo su Il Mattino di oggi, l’esperienza al Sorrento con Maurizio Sarri e l’attuale allenatore del Napoli, Francesco Calzona. Il giornalista, per un periodo, ha lavorato gomito a gomito con l’allora mister dei rossoneri ed il suo vice che ora siede sulla panchina del Napoli. Un punto di vista privilegiato per scoprire il metodo di lavoro dell’uomo al quale Aurelio De Laurentiis si è affidato per il rilancio dopo i flop Garcia e Mazzarri.
Il primo ad arrivare l’ultimo ad uscire negli spogliatoi del Campo Italia a Sorrento. Un campionato indimenticabile, quello di Serie C 2011-2012, quando ho avuto il piacere di sedere, come dirigente, sulla panchina del Sorrento insieme a Maurizio Sarri e al suo vice Francesco Calzona. Erano arrivati a Sorrento perché voluti, fermamente voluti, da Mario Gambardella, l’imprenditore patron della squadra oltre che profondo conoscitore delle categorie di serie B e serie C. E così Gambardella, proprio grazie a questa passione, si mise sulle tracce di Sarri che nel campionato precedente, sempre con Calzona, aveva allenato l’Alessandria praticando un bel calcio.
L’arrivo di Sarri e Calzona a Sorrento avvenne in punta di piedi. Si puntava alla serie B e, dopo i primi successi in campionato, in tanti miseri da parte lo scetticismo. «Si vedeva subito che erano uomini di calcio vero, che praticavano un calcio bello ed efficace». Già, efficace. Su questo tema chi torna subito alla mente è proprio Calzona. In pochi giorni diventò il punto di riferimento di tutti, l’uomo che non sprecava mai parole e che riusciva sempre a tenere tutto sotto controllo, dentro e fuori dal campo. Fui colpito particolarmente dal suo meticoloso studio degli avversari: l’arbitro aveva appena fischiato la fine di una partita e lui già era alla ricerca del dischetto su cui si riversava la partita della squadra da incontrare la domenica successiva.
Voleva sapere tutto degli avversari, studiava i movimenti dei singoli, prima ancora degli schemi e della tattica. Diventava così una miniera preziosa per i nostri calciatori che scendevano in campo dopo colloqui singoli proprio per spiegare chi avevano di fronte. E poi l’applicazione. Senza mai anteporsi a mister Sarri, Calzona con discrezione e massima determinazione chiedeva concentrazione sempre, in allenamento come in partita. Suggeriva allora l’idea della partita perfetta, quella che non si può perdere se si conoscono bene gli avversari e se ognuno scende in campo con la massima determinazione. Certo, ci può essere l’episodio, ma non la supremazia tecnica o tattica.
Lo studio degli avversari continuava negli spogliatoi anche prima di scendere in campo. Calzona era il primo che voleva tra le mani la formazione ufficiale della squadra ospite. Il nostro incontro a metà corridoio per la consegna di quel foglietto era quasi diventato un rito scaramantico prima della partita. Osservava quel foglio con avidità e poi lo consegnava a Sarri. «Tutto come previsto», era la frase che quasi sempre lo accompagnava. E poi l’ingresso in campo, le ultime raccomandazioni. «Attento a doppio passo» bisbigliava a uno. «Occhio, non lo perderlo di vista», ad un altro. E loro, i giocatori, spesso lo cercavano con lo sguardo: era la spalla sicura su cui appoggiarsi.
Insomma un team perfetto costruito per puntare ai playoff di C. Il Sorrento ci arrivò, ma senza Sarri e Calzona che furono esonerati dopo una sconfitta esterna. I successi di quella coppia sono negli almanacchi del calcio. Quelli da singoli li stanno scrivendo in questi anni. Una cosa comunque è certa: se De Laurentiis voleva un tecnico bravo e preparato, un uomo di poche parole ma capace di fare squadra, se voleva ricostruire il rapporto tra società e spogliatoio, Francesco Calzona è sicuramente l’uomo giusto.
di Antonino Pane da Il Mattino.
Nella foto in alto Sarri e Calzona alla presentazione del Sorrento 2011-2012. Nella foto nel testo Pane in panchina mentre Sarri dirige la squadra in campo.