SORRENTO. Venerdì sera, alle ore 19, si terrà nella Sala degli Specchi del Museo Correale di Sorrento la presentazione di “Casa Ansa. Da settant’anni il diario del Paese”, l’ultimo libro del giornalista Carlo Gambalonga edito dal Centro di Documentazione Giornalistica. L’incontro è organizzato dall’Associazione Culturale Cypraea e dal periodico Surrentum, con il patrocinio del Comune di Sorrento e la preziosa collaborazione del Museo Correale di Terranova.
Giuseppe Cuomo, sindaco di Sorrento, e Cecilia Coppola, presidente dell’Associazione Culturale Cypraea, introdurranno l’autore che ha vissuto dall’interno in prima persona, per quasi quarant’anni, le vicende della prestigiosa Agenzia d’informazione, del cui ruolo discuteranno il giornalista Carlo Franco e l’ex-caporedattore del quotidiano “Il Mattino” Antonino Pane, moderati da Antonino Siniscalchi, direttore del periodico di informazione turistica “Surrentum” e corrispondente del quotidiano “Il Mattino”. Sarà presente l’autore.
Saranno proiettate a cura del giornalista Ciriaco Viggiano alcune fotografie per ripercorrere la storia dell’Ansa sottolineate dalla musica della violoncellista Dora Szabo.
Carlo Gambalonga ha ricoperto l’incarico di vice direttore vicario dell’Ansa, dopo essere stato per dieci anni coordinatore delle sedi regionali e, nella fase iniziale, del notiziario AnsaMed. Ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti: il Premio Ischia nel 2007 come migliore giornalista dell’anno, il Premio “Axel Munthe” per la divulgazione scientifica, il Premio Sele per il Mezzogiorno d’ Italia e il Miami Award. È autore dei libri “Cinema fermo posta”, “Il Signore delle nascite”, “Aids come combatterla” e del racconto “Il ragazzo di Tirana”.
Scrive Gambalonga; “Il 15 gennaio del 1945 viene trasmessa la prima notizia della neocostituita agenzia di stampa Ansa nata a Roma. Erano le 8.55 l’ultimo anno di guerra. L’Agenzia nei suoi 70 anni di vita è stata la casa delle notizie, dell’indipendenza, dell’imparzialità e della libertà per i tantissimi giornalisti che, generazione dopo generazione, sono stati uniti dal filo ideale della passione per un lavoro spesso oscuro ed anonimo ma che li ha fatti sentire sempre al centro della storia del nostro paese. Io a 23 anni nel 1976 varcai l’austero cancello di via Dataria con il mio sogno di diventare giornalista ad ogni costo!”.