Abbattimenti abusi, la proposta di legge Falanga in Commissione

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La morte del 64enne Salvatore Garofalo, stroncato da un infarto ad Eboli mentre si vedeva abbattere la propria casa, riapre l’annosa questione degli abusi da sanare per motivi di natura sociale, non quelli legati alla speculazione. Un argomento molto delicato in un’Italia, dove secondo il Cresme sono state realizzate quasi 400mila unità abusive dal 1994 a oggi, delle quali soltanto il 30 per cento nei centri urbani. E dove ci sono ancora ha fatto sapere il Centro Studi Sogeea 5.392.716 pratiche da evadere sulle 15,4 milioni di domande di condono presentate con gli ultimi tre (1985, 1994 e 2003). Tre sanatorie che hanno fatto incassare la metà di quanto previsto tra sanzioni, tasse e oneri non pagati (circa 16 miliardi), ma che hanno spinto gli enti locali a spendere per gli oneri di urbanizzazione 8,7 miliardi. Il tutto in un Paese dove le ordinanze di demolizione sono state nell’ultimo decennio 4600, mentre quelle effettuate non superano le centinaia.

Un fronte sul quale la Campania è primatista, con il 18 per cento dei casi totali, in un Sud a dir poco massacrato. L’Istat ha calcolato che nella nostra Regione ed in Sicilia “il numero degli edifici costruiti illegalmente è stimato in proporzioni variabili fra il 45 e il 60 per cento di quelli autorizzati”. Soltanto da noi sarebbero 70mila le domande di condono non evase, mentre gli abusi totali dovrebbero essere circa 300mila, con un ammanco per le casse pubbliche di circa 100 milioni. Una situazione esplosiva: gli esperti della Regione Campania stimano in via ufficiosa che siano tra il 10 e il 15 per cento del totale le infrazioni fatte in nome della necessità. Per uscire dall’emergenza la giunta De Luca ha approvato una misura che consente ai sindaci (ma non li obbliga) di poter acquisire gli stabili irregolari in casi di grave necessità sociale e decidere poi di far pagare un affitto a chi li occupa.

Nel frattempo si cerca di risolvere la questione grazie alla proposta di legge del senatore di Ala, Ciro Falanga, che da domani sarà al vaglio della commissione Giustizia della Camera dei Deputati. E la discussione dovrebbe essere tutto sommato semplice visto che è stata apportata un’unica modifica nel precedente passaggio a un Ddl in discussione dal 2014 per inserire una gerarchia nelle demolizioni in merito all’anno di avvio del fondo rotativo (dal 2015 al 2016) per aiutare i Comuni. Nel frattempo, però, Falanga, avvocato di Torre del Greco si scaglia contro chi “si rifiuta di approvarla con la legislativa, cioè senza portarla in aula”. Dove potrebbe non vedere il voto finale prima dell’estate.

Sono tre i principi cardini della proposta Falanga. Intanto, coinvolgere i prefetti in queste operazioni, creare un fondo rotativo per aiutare i Comuni (ogni intervento costa tra i 40 e gli 80mila euro con l’ente costretto poi a rifarsi su chi ha commesso il reato) e soprattutto dare ai magistrati un ordine di priorità alle demolizioni: vanno abbattute prima quelle non abitate o le seconde case; quelle con abusi di rilevante impatto ambientale e paesaggistico o costruite su suolo sismico o soggette a vincolo archeologico o storico-artistico; quelle pericolose per la pubblica e privata incolumità, gli immobili sottratti alla mafia. Infine, le abitazioni dei cittadini non abbienti.

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