Dove vive la foca monaca? Come mai è così rara? Che cos’è il DNA ambientale? Ma, soprattutto, perché ultimamente si sono registrati diversi avvistamenti sulle nostre coste? E ancora: Come comportarsi in caso di avvistamento in mare o a terra” Per rispondere a tutte queste domande e fornire tante informazioni e curiosità sulla specie Monachus monachus è in programma un evento speciale dedicato alla foca monaca del Mediterraneo a Forio d’Ischia il prossimo 16 luglio 2025 alle ore 19 presso la sala Capuano di piazzale Marinai d’Italia.
L’evento organizzato nell’ambito del progetto europeo Life Sea.Net, coordinato da Legambiente, con la collaborazione dei partner Ispra e aree marine protette Regno di Nettuno e Punta Campanella e che rientra tra le attività in programma per “Aspettando Goletta Verde in Campania”, la storica campagna di Legambiente che nei prossimi giorni approderà nella nostra regione con il suo veliero.
Un incontro promosso per conoscere e proteggere la foca monaca. Dopo i recenti avvistamenti tra Punta Campanella, Capri, Ischia e nel Cilento, l’evento sarà un’occasione per conoscere più da vicino la Monachus monachus, una delle specie più minacciate al mondo. Ricercatori e ricercatrici di Ispra, insieme al personale delle aree marine protette Regno di Nettuno e Punta Campanella – tutti partner del progetto europeo Life Sea.Net – condivideranno informazioni, curiosità e buone pratiche da adottare in caso di avvistamento. L’evento sarà trasmesso anche in diretta streaming sul canale YouTube di Legambiente.
L’appello di tecnici e ricercatori è quello di segnalare l’avvistamento ai canali ufficiali e organi competenti: al 1530 della Capitaneria di Porto, all’area marina protetta più vicina e a Ispra con una mail a focamonaca@isprambiente.it o un messaggio alla pagina Facebook Foca Monaca Ispra. Un incontro aperto al pubblico e, rivolto in particolare agli operatori economici del mare (pescatori, diving e società di charter) e al personale delle aree marine protette e Parchi Nazionali.
“È di fondamentale importanza segnalare tempestivamente l’avvistamento all’Ispra, alla Capitaneria di porto e all’area marina protetta più vicina. Una segnalazione puntuale supporterà le attività della ricerca scientifica per scoprire di più sull’esemplare osservato. Anche la condivisione di eventuali immagini, oltre alla localizzazione dell’avvistamento, ci aiuterà tantissimo – spiega Giulia Mo, ricercatrice di Ispra -. Nel nostro team siamo da anni impegnati nel valutare lo stato della popolazione di foca monaca in Italia, e lo facciamo con gli avvistamenti dei cittadini, con il monitoraggio tramite fototrappole e web-cam e ultimamente anche tramite l’analisi del DNA ambientale”.
Un metodo efficace per individuare tracce di eventuali frammenti di materiale biologico e capire se la foca monaca è presente in zona e quali altre specie e organismi vi abitano. “Il nostro appello a operatori economici del mare, turisti e bagnanti è quello di osservare le buone pratiche in caso di avvistamento e inviare le segnalazioni agli enti competenti, l’obiettivo comune è sapere di più sul ritorno della foca monaca nelle nostre acque e soprattutto proteggerla”, conclude la ricercatrice Ispra.
In caso di avvistamento a terra o in mare è importante tenere una distanza di almeno 50 metri, se si è in barca provvedere a ridurre al minimo la velocità e non ostacolare il percorso dell’esemplare che in ogni caso non deve essere toccato o disturbato con rumori e richiami vocali.
“Gli avvistamenti spettacolari e numerosi di queste ultime settimane nelle acque che bagnano le coste della Campania devono costituire uno stimolo ulteriore verso la salvaguardia della biodiversità dei nostri mari – dichiara Federica Barbera, ufficio Biodiversità di Legambiente -. Con il progetto Life Sea.Net vogliamo proprio sottolineare il fondamentale ruolo delle aree protette e dei siti marini Natura 2000, grazie ai quali possiamo contribuire a garantire la sopravvivenza delle specie a rischio come la foca monaca, offrendo loro un ambiente sicuro in cui riprodursi, nutrirsi e rigenerare gli ecosistemi marini minacciati dall’attività umana. Per questo motivo è importante fare rete con gli operatori economici, con gli enti gestori e con i decisori politici. Dalle azioni di sensibilizzazione e informazione dobbiamo poi lavorare insieme per tradurre l’importante lavoro dei nostri scienziati in misure concrete di gestione anche allargando il territorio protetto a mare, per raggiungere gli obiettivi fissati dalla Strategia europea per la biodiversità al 2030”.