Sant’Agnello. Housing sociale, 37 famiglie fuori entro Natale: Trattati come delinquenti ma siamo vittime

Le 37 famiglie che abitano nei palazzi dell’housing sociale di Sant’Agnello si preparano a vivere quello che forse potrebbe essere il Natale più difficile. La Procura delle Repubblica di Torre Annunziata ha emesso gli ordini di sgombero che carabinieri e agenti della polizia di Stato di Sorrento stanno notificando in queste ore.

Agli occupanti, come spiega il procuratore Nunzio Fragliasso in una nota, “è stato concesso un termine di 60 giorni, scadente in data 20 dicembre 2025, ai fini della liberazione delle rispettive abitazioni”. Lo stesso Fragliasso avvisa che, “nel caso di mancata ottemperanza entro detto termine, si procederà allo sgombero coatto”. Gli appartamenti, pertanto, dovranno essere liberati proprio alla vigilia delle feste. Una vera e propria doccia gelata per i nuclei familiari che oramai da 4 anni si sono stabiliti nelle loro case.

Il complesso edilizio di via Monsignor Bonaventura Gargiulo è composto da 53 unità abitative, oltre a 64 box auto, 12 stalli per motocicli e 13 cantine. Ci sono anche un locale deposito e ad uno spazio destinato a palestra riabilitativa. A fine febbraio del 2020, a lavori ultimati e quando mancavano poche ore alla consegna delle chiavi ai legittimi assegnatari, scattarono i sigilli per l’intera area, che, secondo la Procura, è oggetto di edificazione abusiva in zona vincolata.

L’anno dopo, accogliendo una istanza del costruttore, Antonio Elefante, il Tribunale del Riesame revocò il sequestro e 37 nuclei familiari entrarono nei rispettivi appartamenti. Da quel momento si è innescata una battaglia a suon di carte bollate fino all’ultimo capitolo – almeno per ora – scritto lo scorso 17 settembre dalla Cassazione, che rigettando il ricorso degli assegnatari, ha definitivamente stabilito che gli alloggi devono essere liberati.

E così l’altro giorno la Procura ha disposto lo sgombero per “assicurare le finalità del sequestro preventivo, impedendo l’aggravamento e la protrazione delle conseguenze negative e degli effetti del reato” garantendo così le “ineludibili esigenze di equità nei confronti dei nuclei familiari, compromissari delle unità abitative, che si sono astenuti dall’occuparle in pendenza del sequestro preventivo”.

Ma gli occupanti non ci stanno ed affidano il loro pensiero al nostro direttore per Il Mattino in edicola oggi. “Il nostro è un caso senza precedenti – tuona Francesco Iaccarino, vice presidente del comitato delle 37 famiglie che abitano l’housing sociale -. Non è stata nemmeno emessa ancora la sentenza di primo grado e sembra che sia già tutto deciso e che le case che abbiamo acquistato partecipando ad un bando del Comune di Sant’Agnello, investendo i risparmi di una vita, debbano essere abbattute”.

Per assicurarsi uno dei 53 appartamenti gli assegnatari hanno versato al costruttore tra i 150 ed i 200mila euro, nonostante ciò ora, salvo sorprese, devono sgomberare. “Noi siamo le vittime di una guerra della Procura contro Elefante, non abbiamo responsabilità, e invece ci trattano come delinquenti, con un gip che ha certificato la nostra buona fede ed un altro che ha fatto una valutazione diametralmente opposta – aggiunge Iaccarino -. Dopo la pandemia non sapevamo dove andare, c’era chi abitava in 40 metri quadrati e chi in b&b. E così, appena si è aperta la possibilità di entrare nei nostri appartamenti l’abbiamo colta. Se la legge non ci tutela allora dobbiamo tutelarci da soli. Circostanze come questa sono quelle che portano persone perbene a compiere gesti estremi”.

Un avvertimento che desta un certo allarme. Nel frattempo gli stessi occupanti le abitazioni stanno organizzando una manifestazione pubblica di protesta che dovrebbe svolgersi il prossimo 31 ottobre.

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