Nonostante le “promesse” del Governo di smantellare il Corpo Forestale dello Stato continua l’impegno dei militari contro il bracconaggio in penisola sorrentina.
Stavolta a finire nel mirino dei Forestali di Castellammare di Stabia, guidati dal comandante Raffaele Starace, che alla vigilia della chiusura della stagione venatoria hanno pattugliato i Monti Lattari a caccia di “bracconieri”, è finito un uomo di Gragnano (M.S.) che, nel cortile recintato della sua abitazione che affaccia sulla strada principale, deteneva due esemplari di Gheppio (Falco tinnunculus) legati, uno su di una base di legno tramite una corda stretta all’arto con un moschettone e l’altro ancorato ad un tronco con una corta catena sempre con moschettone. Gli animali ben in mostra hanno attirato l’attenzione dei militari.
Immediato è scattato il sequestro degli animali e la denuncia a piede libero del proprietario trattandosi di fauna selvatica protetta. Il proprietario è stato denunciato per violazione della legge sulla caccia e, vista la detenzione in cattività incompatibile con la natura degli animali e i danni alle zampe causati dal pesante moschettone in acciaio e dai corti legacci, è scattata la denuncia anche per maltrattamento animale.
I due Gheppi sono stati subito trasferiti al Centro Recupero Fauna Selvatica il Frullone di Napoli ed affidati ai veterinari per le cure e la riabilitazione propedeutica alla successiva reintroduzione in natura.
“Appena pochi giorni fa – commenta Claudio d’Esposito presidente del WWF Terre del Tirreno – c’è stata la liberazione sul Monte San Costanzo, a Massa Lubrense, di una bellissima Poiana, salvata dal piombo dei bracconieri dai volontari del Wwf e dai veterinari del Frullone, con l’entusiastica partecipazione di tante persone, tra le quali molti bambini, accorsi ad assistere all’evento. Ora, a pochi giorni di distanza, ci imbattiamo nell’ennesimo triste caso riguardante questi importanti rapaci diurni. Due piccoli falchetti della specie Gheppio, privati della libertà e legati ad un moschettone in un cortile privato, sono stati sequestrati dai Forestali e, ci auguriamo, dopo le cure verranno restituiti alla libertà”.
“Se è vero – aggiunge d’Esposito – che la cresciuta sensibilità delle persone ha fatto aumentare di molto l’attenzione e la tutela per gli animali è anche vero però, e ne prendiamo tristemente atto, che il bracconaggio ed il commercio illegale di tali rari uccelli rapaci è purtroppo ancora lontano dall’estinzione. Non è difficile imbattersi in annunci o negozi che, soprattutto nell’entroterra vesuviano, vendono sfacciatamente esemplari di fauna protetta, spesso sprovvisti di ogni sorta di documentazione che ne attesti la provenienza. Si tratta nella maggior parte dei casi di animali sottratti illegalmente alla natura, tramite reti, trappole o spesso depredando i pulcini direttamente dai nidi.
Animali selvatici in via d’estinzione, trasformati in “animali da compagnia”, a causa di un collezionismo dilagante quanto deleterio, in Italia vietato per legge. Dopo un periodo di “addestramento” legati o in gabbia, tali animali vengono piazzati sul mercato anche per cifre considerevoli. Sui siti di e-commerce è facile imbattersi in annunci di aquile, falchi, gufi, civette, barbagianni, ecc. Un Gheppio “addestrato” può costare 300 euro, una Poiana fino a 1800 euro. Spesso chi cattura e commercia tali animali nella sua fedina penale ha un curriculum ricco di una serie di precedenti che ben delineano la tipologia di chi è dedito a tali illecite attività.
Ma l’accorata partecipazione dei cittadini – conclude il presidente del Wwf Terre del Tirreno -, che sempre più frequentemente si rivolgono alla nostra associazione e alle forze dell’ordine per segnalazioni e richieste di intervento, non può che farci ben sperare. Siamo convinti che il bracconaggio sia una pratica anacronistica e, prima o poi, sparirà del tutto assieme alla caccia, tenuta in vita da una ristretta e potente lobby, anche perché l’ambiente naturale sta lentamente regredendo e con esso l’assurda possibilità di predare liberamente la fauna naturale”.