Il riccio (Erinaceus europaeus L. 1758) è un animale notturno, si nutre di insetti e d’inverno va in letargo. Da adulto raggiunge i 25 cm di lunghezza e il peso di circa 950 grammi. I maschi un po’ di più rispetto alle femmine.
Per sopravvivere durante l’inverno, quando il cibo scarseggia, i ricci vanno in letargo. Per affrontare bene il letargo i ricci devono pesare almeno 700 grammi, ecco perché tra fine estate e inizio autunno cercano di mangiare quanto più possibile per accumulare grasso da utilizzare come riserva di energia.
Durante il letargo le attività vitali vengono ridotte al minimo: il cuore rallenta, passando da 180 battiti al minuto a circa 8 battiti; il respiro si riduce da 40/50 atti respiratori al minuto fino a 3 o 4 respiri. La temperatura corporea si abbassa da 36° fino ad arrivare ad un minimo di 5°. Durante il letargo i ricci perdono dal 20 al 30% del loro peso. Grazie alla riduzione al minimo delle loro funzioni vitali, possono sopravvivere anche per mesi senza cibo.
Ma accade sempre più spesso, a causa dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale che ha modificato le stagioni, che il riccio si riproduca anche in tarda estate dando alla luce i piccoli nel pieno della stagione autunnale: troppo tardi per fargli raggiungere il peso giusto per affrontare l’inverno e il letargo.
Ecco perché quando si incontrano piccoli di riccio nel pieno dell’autunno è molto probabile che siano destinati a non farcela se lasciati in Natura.
I ricci recuperati dai volontari del Wwf Terre del Tirreno sono stati rinvenuti sul ciglio del corso Italia, a Sorrento durante un temporale, probabilmente trascinati dalla pioggia.
Sono stati accuditi per quasi due mesi, alimentati con crocchette inumidite e frutta, e fatti “ingrassare” fino a raggiungere il peso ideale per la prossima liberazione in Natura.
Al momento per i giovani ricci, Emma e Rayn, è iniziato un percorso di “rinselvatichimento”, necessario dopo il lungo periodo di cattività a contatto con l’uomo, che servirà al rilascio in Natura nei prossimi giorni.
Foto di Riccardo Di Martino.