Reperti storici rubati in provincia di Napoli restituiti alla Soprintendenza

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Un patrimonio archeologico straordinario. Pezzi di storia, di memoria riemersi dopo lunghe e delicate attività di indagine che ripercorrono le tappe di un passato che si trasforma in presente. Mettere in vetrina i tesori grazie alla sinergia tra le istituzioni. È stato questo l’obiettivo della conferenza stampa che ieri mattina si è tenuta al Palazzo Reale di Napoli.

Oggetti che i carabinieri del reparto Tutela Patrimonio Culturale di Napoli hanno restituito alla Soprintendenza: settanta reperti sequestrati e ritornati nelle mani di chi ora se ne saprà prendere cura e soprattutto saprà metterli in vetrina. Gli oggetti trovati nell’area di Pompei e in tutta la provincia napoletana sono davvero tanti: spuntano vasi, anfore, monete, arredi funerari, statuine di culto. Oggetti in gran parte di epoca romana, ma anche provenienti da scavi clandestini in aree di quella che era la Magna Grecia, erano stati sequestrati nel corso di perquisizioni a casa di collezionisti di Napoli e provincia.

Da oggi, quei reperti straordinari – tra cui anche alcuni clamorosi falsi – torneranno a disposizione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Napoli. Durante l’evento il capitano Massimiliano Croce, comandante dei carabinieri del Nucleo Tpc di Napoli, ha formalmente restituito al soprintendente Mariano Nuzzo gli oltre 70 reperti archeologici, che erano stati sequestrati nell’ambito di diversi procedimenti penali delle Procure di Napoli, Torre Annunziata, Salerno e Pordenone.

Spuntano monete ritrovate nell’area diva Civita Giuliana, anfore sequestrate ad Ercolano e rinvenute nel mare di Portici da un pescatore o semplici ritrovamenti di cittadini nelle acque del mare di Vico Equense che sono stati restituiti. È il rovescio di un medaglia che fa ancora sperare che depurare un patrimonio di valore è ancora possibile: basti pensare che proprio alcuni cocci di un’anfora ritrovati a largo del mare a Vico Equense sono stati restituiti da un semplice cittadino che al contrario dei classici tombaroli ha preferito riconsegnarli e metterli a sicuro invece che venderli a collezionisti.

Ed è proprio contro i tombaroli che si sta concentrando l’attività investigativa dei carabinieri del nucleo tutela paesaggistica. “Sì tratta di reperti che provengono da collezioni private illegali – spiega il capitano Croce – che adesso saranno resi fruibili alla collettività grazie alla riconsegna alla Soprintendenza. In gran parte provengono dall’area di Pompei, dove erano stati segnalati diversi furti. Dai tombaroli, al mercato nero, finiscono nelle case di molti professionisti che collezionano illegalmente reperti”.

Decine sono le operazioni messe in campo per recuperare il patrimonio che puntualmente spesso finisce nella mani sbagliate. Dopo la confisca, l’iter si conclude con la restituzione dei reperti alla Soprintendenza come conferma il soprintendente Nuzzo: “Questa è una giornata importante che conclude un percorso virtuoso intrapreso accanto ai carabinieri del Tpc e alla Magistratura. Ora, grazie a questa sinergia, creeremo un nuovo percorso dedicato a questi reperti che avranno una nuova vita”.

Secondo il soprintendente, i reperti sono “in gran parte di provenienza della provincia di Napoli. Da Pompei, Torre Annunziata, Giugliano, Ercolano, da siti ancora sepolti e di grande interesse per i tombaroli”. Tra reperti storici e di pregevole fattura, spiccano anche alcuni falsi come vasi che spesso finiscono nelle collezioni private tra quelli originali.

In mostra anche un metal detector e degli spilloni, tipici strumenti utilizzati dai tombaroli per scavare e per ritrovare oggetti antichi in metallo, in particolare monete. “È necessario comunicare al pubblico la necessità di tutelare il patrimonio – conclude Nuzzo – per questo stiamo recuperando materiali sequestrati e ancora custoditi nei nostri depositi, con l’obiettivo di metterli in mostra al pubblico”.

Durante la conferenza è stata sottolineata anche l’importanza da parte dei cittadini di diventare le prime sentinelle sul territorio per tutelare e proteggere i beni come sottolinea infine Luca Di Franco funzionario archeologo della Soprintendenza archeologia e dei beni culturali per l’Area metropolitana di Napoli “Se ritrovate beni archeologici restituiteli, sono un patrimonio che non può essere svenduto, o finire nelle mani sbagliate, l’appello è rivolto proprio ai cittadini affinché restituiscano i beni e non li affidano a mani sbagliate”.

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