Punta Campanella, scontro charter-Amp sulla geolocalizzazione

Le aziende dei charter via mare, 55 per la precisione, presentano ricorso al Tar contro il provvedimento dell’Area marina protetta di Punta Campanella che introduce, tra l’altro, l’obbligo dell’installazione a bordo dell’Ais per navigare nei tratti di mare di competenza dell’Amp. Dispositivo che consente da remoto di controllare rotte, e quindi distanza dalla costa, e anche la velocità visti i tempi di percorrenza da punto a punto.

Nel ricorso le compagnie dei charter chiedono l’annullamento di una serie di delibere dell’Amp ed eccepisco anche la mancanza di competenza. “È, infatti, la sola Autorità Marittima – scrivono gli avvocati Enrico Soprano e Federica Esposito – che può, semmai, con i propri poteri di ordinanza, disciplinare la navigazione all’interno dell’area al fine di limitare gli incidenti, non certo il Consorzio di gestione del parco marino”.

Si minaccia anche la richiesta di risarcimenti in quanto, secondo i legali, il “disciplinare impedisce alle ricorrenti di svolgere, per la stagione estiva, l’attività di impresa, con conseguente danno esiziale, sia economico che occupazionale. Inoltre, anche a seguito della determinazione 72/2024 di introduzione di un regime transitorio fino al conseguimento del sistema Ais, una volta ottenuto il medesimo gli armatori dei natanti da diporto destinati alla locazione ed al noleggio, dovranno inevitabilmente procedere, nell’immediato, alla relativa installazione mediante alaggio e varo dei natanti, con conseguente blocco delle attività e incremento di costi”.

A stretto giro arriva la replica dei vertici dell’Amp di Punta Campanella i quali fanno sapere di aver previsto l’Ais (Automatic Identification System) per le unità navali che svolgono attività commerciali nella Riserva marina. Un modo per regolamentare una situazione divenuta complessa con il proliferare, negli ultimi anni, di tantissime imbarcazioni attive nel settore del noleggio e della locazione.

“Sono rammaricato – dice Lucio Cacace, presidente dell’Amp – per il ricorso al Tar presentato da diverse compagnie di charter. Vorrei ribadire che la nostra intenzione è stata quella di tutelare il lavoro di chi opera per mare, cercando di ottenere un contesto di ordine e sicurezza, regolamentando un settore in forte espansione nell’Area marina protetta. Una regolamentazione, tra l’altro, quantomai necessaria, anche alla luce degli ultimi incidenti avvenuti. Lavoriamo nell’interesse di tutti, inclusi i ricorrenti, e prendiamo atto serenamente del ricorso presentato.

Siamo fiduciosi che il Tar saprà valutare attentamente la situazione e fornire una pronuncia adeguata. Nel frattempo – conclude il presidente Cacace – rimaniamo a disposizione per qualsiasi confronto e dialogo costruttivo. Il nostro obiettivo comune deve rimanere la sicurezza e la protezione del nostro prezioso ambiente marino, nell’interesse di tutti coloro che lo vivono e ne traggono sostentamento”.

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