Protesta dei marittimi contro l’imbarco di extracomunitari

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A Roma dal sindaco Virginia Raggi e poi a incontrare parlamentari e rappresentanti delle istituzioni. I marittimi italiani hanno deciso di rompere gli indugi, basta con gli armatori che beneficiano di sgravi fiscali nel nostro Paese e poi imbarcano personale extracomunitario. Una denuncia forte quella che si leva da tutte le roccaforti marinare italiane e che raccoglie sempre maggiori consensi. Ad aprire la strada ancora una volta Vincenzo Onorato (foto in basso), l’armatore che il Primo maggio ha comprato una pagina su alcuni quotidiani italiani per denunciare in maniera forte la politica portata avanti dai suoi colleghi di Confitarma che badano più ad arricchirsi – ribadisce – che a salvaguardare i marittimi italiani. Vincenzo Onorato non bada alle etichette. “Sono un uomo di mare – dice – che non dimentica le sue origini”. Il messaggio affidato ai quotidiani lo ha riportato al centro dell’attenzione nel tormentato mondo dello shipping e ha rimesso in moto la protesta di quanti restano a casa a guardare nevi che partono con equipaggi sempre più imbottiti di extracomunitari.

Onorato chiede garanzie per i marittimi italiani abbandonati di fatto dagli armatori e anche dai politici. Già, gli armatori. I suoi colleghi. Lui passa da una scrivania all’altra, da Moby a Tirrenia a Mascalzone Latino, cura i suoi interessi in tutto il mondo, eppure per la Festa del Lavoro ribadisce che i marittimi italiani sono senza tutele, anzi sono vessati. Accuse pesanti rivolte ai suoi colleghi. “Colleghi di attività, non certo di pensiero. Quelli che siedono in Confitarma sono dei semplici finanzieri, sanno poco di navigazione, di mare”. Per una coincidenza, il messaggio di Onorato è apparso il giorno della vittoria di Matteo Renzi nelle primarie del maggiore partito di governo. Onorato prima e i lavoratori poi si rivolgono ai politici.

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Tra i politici, per prima si è fatta sentire la Raggi. In un lungo post scritto su Facebook dopo aver ricevuto in Campidoglio una delegazione dei marittimi, il sindaco di Roma ha assicurato che “Roma Capitale si schiera al fianco dei concittadini che hanno scelto i mestieri del mare. Si schiera – ha aggiunto – contro le lobby e contro l’ennesimo spreco di denaro pubblico che, anziché favorire l’occupazione in Italia, la penalizza incentivando l’utilizzo di manodopera a basso costo e favorendo una sorta di concorrenza sleale tra lavoratori”. Linguaggio franco, diretto. Come quello di Onorato che chiede l’immediata istituzione del ministero del Mare e mette sotto accusa chi dovrebbe controllare l’applicazione delle leggi e, invece, guarda altrove.

Sessant’anni tra pochi giorni, cinque figli nei centri di comando delle sue aziende. Con le insegne di Vincenzo Onorato, tra Moby e Tirrenia, oggi navigano più di sessanta navi e più di quattromila marittimi. I numeri sono impressionanti: la Onorato Armatori, a cui fanno capo le sue compagnie, trasporta 6,5 milioni di passeggeri in un anno e automezzi per 8 milioni di metri lineari. Il messaggio affidato alle pagine dei giornali il Primo maggio è stato accolto come un vero e proprio “manifesto per la liberazione” nelle roccaforti dei marittimi campani: Torre del Greco, la penisola sorrentina, Procida e Ischia. Un nuovo capitolo di una coraggiosa sfida che Onorato porta avanti per difendere una scuola marinara, quella italiana, che non ha eguali nel mondo.

Onorato parla dei suoi colleghi nei termini in cui lo fanno i marittimi. Li accusa, come loro, di lucrare sulle agevolazioni fiscali previste per le navi che battono bandiera italiana e, contemporaneamente, di estromettere dal lavoro proprio gli italiani. Ma neanche i sindacati hanno fatto la loro parte per difendere i marittimi. “Tutti sanno – accusa Onorato – che l’unica categoria industriale e professionale in Italia che ha quasi la totale esenzione fiscale è quella degli armatori. Infatti in virtù di una vecchia legge (la 30/98), le compagnie di navigazione con bandiera italiana sono praticamente esentate dal pagare le tasse ed hanno il totale sgravio dei contributi dell’Inps per i marittimi imbarcati. Tanta generosità da parte dello Stato – aggiunge – era ed è motivata dal desiderio di salvaguardare i livelli occupazionali dei marittimi italiani. Si, la legge 30/98 va riscritta: tu armatore italiano vuoi non pagare le tasse? Vuoi avere la totalità degli sgravi contributivi Inps e Irpef per i marittimi imbarcati? Bene, dai lavoro ai marittimi italiani o comunitari almeno a completare la tabella legale di armamento-sicurezza della nave, diversamente paga le tasse come tutti”.

Insomma un uomo che le cose non le manda a dire. “La legge 30/98 era nata bene. Poi, nel corso degli anni, con accordi sindacali mirati e soprattutto basandosi sul dato di fatto che nessun governo o amministrazione competente sa esattamente chi è imbarcato sulle navi italiane, gli armatori ne hanno approfittato per imbarcare massicciamente marittimi extracomunitari a stipendi da fame e lasciare a casa la nostra gente. C’è qualcuno che può dire la composizione di una nave italiana che naviga lontana dal nostro Paese? Nessuno. Ecco perché chiediamo l’istituzione di severi controlli”.

Via da Confitarma, Onorato ha portato le sue aziende in Fadarlinea per continuare la sua battaglia. “Non ci fermerà nessuno, siamo nel giusto e prima o poi qualcuno dovrà farsi carico di una situazione assurda che porta benefici a pochi e danni incalcolabili a migliaia e migliaia di famiglie. In Confitarma si difendono gli interessi di pochi, ecco perché sono andato via. Io con questa gente non voglio avere niente a che fare, oggi rappresentano soltanto i loro interessi mentre la Campania e il Sud marittimo muore. Non desidero essere correo di un crimine sociale”.

Onorato propone un’operazione verità che potrebbe far aprire indagini della magistratura sulla corretta gestione delle agevolazioni fiscali. Ma non solo. “Un tempo – ricorda l’armatore – le famiglie meno abbienti del Sud avevano come risorsa immediata mandare un figlio a fare la carriera del marittimo. Un ragazzo al primo imbarco percepisce 1.800/2.000 euro al mese. Ma oggi deve prima fare un corso che costa 2.000 euro. Ma dove li trova una famiglia 2.000 euro per far fare il corso a un ragazzo? E se poi ancora lo facesse, non trova imbarco perché gli viene preferito un extracomunitario che alla fine del mese costa lordo 800 dollari. Per non dire dei comandanti, gente con 20 anni di comando deve andare a farsi fare un corso da un ragazzino senza esperienza”.

Onorato è durissimo. “La verità? Anche i corsi sono un business che coinvolge la Confitarma. Oggi sono in vigore accordi controfirmati tra sindacati e la Confitarma secondo cui per ogni assunzione di extracomunitari a bordo, l’armatore riconosce ai sindacati un bel mucchio di soldi per la formazione. Insomma un ricchissimo business di molti milioni di euro all’anno. Noi in Fadarlinea abbiamo lanciato Oltremare, la prima reale alternativa a questa vergogna. I corsi sono gratis ma dobbiamo combattere perché la parola gratis non piace a livello istituzionale a quanti lucrano intorno a questo settore”.

Scuola di vela con Mascalzone Latino per i ragazzini napoletani disagiati, difesa ad oltranza dei marittimi italiani. “La vela insegna lealtà, rispetto degli altri, amore per il mare. Molti colleghi dovrebbero andare a vela, avrebbero molto da imparare. Io sono napoletano, papà era napoletano e mamma è di Torre del Greco. Chi non sente il legame con la propria gente, la gente del suo sangue, non merita di definirsi napoletano. Chi dimentica le sue origini, come molti armatori di questa terra, e bada solo al suo conto in banca – conclude Onorato – non ha nulla a che vedere con la nostra gloriosa marineria”.

di Antonino Pane da Il Mattino

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