SORRENTO. Oltre 50 i testimoni, dal prossimo settembre, sfileranno davanti al giudice nell’ambito del processo a carico di don Carmine Giudici e Luca Scala. Ieri mattina, infatti, in un’aula del Tribunale del L’Aquila, si è celebrata la prima udienza del dibattimento per i presunti maltrattamenti cui un gruppo di animatori parrocchiali avrebbe sottoposto alcuni bambini durante il campo scuola svoltosi a Lucoli dal 30 luglio al 3 agosto del 2012.
Il giudice ha disposto l’ammissione delle prove. Cinque dei 17 testimoni individuati dal pubblico ministero saranno ascoltati nel corso della prossima udienza, dopodiché toccherà agli altri 12. Poi sarà la volta dei 40 testimoni della difesa: venti per il 23enne Luca Scala, accusato di maltrattamenti, e altrettanti per il 51enne don Carmine Giudici, al quale i magistrati contestano la “culpa in vigilando”. Un ruolo-chiave sarà rivestito anche dalle parti offese: nove bambini tra gli 11 e i 13 anni.
Un primo filone dell’inchiesta si è concluso lo scorso ottobre, quando il Tribunale per i minorenni de L’Aquila ha accordato il perdono giudiziale a due animatori parrocchiali, all’epoca 16enni, anch’essi accusati di maltrattamenti. Discorso diverso per un terzo catechista, cui il pm contestava non solo i maltrattamenti ma anche le percosse e le lesioni personali: secondo l’accusa avrebbe sferrato un pugno nel basso ventre ad un ragazzino mentre, in un’altra circostanza, gli avrebbe infilato la mano negli slip toccando le parti intime. Per lui il Tribunale ha disposto la messa alla prova: il giovane dovrà sostenere un programma rieducativo che sarà varato ufficialmente a febbraio. Al termine, si deciderà se dichiarare estinti i reati a suo carico o continuare il processo in vista di una eventuale sentenza di condanna.
L’inquietante vicenda risale all’estate di quattro anni fa, quando la parrocchia della Cattedrale di Sorrento organizzò il ritiro a Campo Felice di Lucoli. In quella circostanza, secondo i pm, quattro animatori avrebbero sottoposto i bambini a vari tipi di maltrattamenti. In alcuni casi li avrebbero frustati con le cinture per ottenere obbedienza e partecipazione alle attività organizzate. In altre occasioni, invece, le vittime sarebbero state costrette a poggiare le mani sul letto per incassare pugni e frustate senza ribellarsi: chiunque protestasse o minacciasse di raccontare tutto ai genitori veniva bollato come “femminiello”.
E, stando a quanto denunciato alle forze dell’ordine, i catechisti avrebbero persino litigato tra loro per scegliere le cinture da usare. In particolare, come si legge nel capo d’imputazione, Luca Scala avrebbe percosso “anche con ripetute frustate diversi bambini, legandoli mani e piedi e facendoli saltellare”. Don Carmine Giudici, invece, nulla avrebbe fatto “per impedire che venissero inflitte vessazioni fisiche e morali ai bambini ospiti del campo ed a lui affidati per ragioni di cura, vigilanza e custodia”.