Intervista al maestro Pomodoro

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SORRENTO. Ieri sera l’inaugurazione ufficiale della mostra dal titolo “Rive dei Mari” con l’esposizione a Villa Fiorentino delle opere del maestro Arnaldo Pomodoro. L’artista romagnolo, presente all’evento, dopo aver sottolineato che: “Spero che le mie opere emozionino il pubblico e lo stimolino a riflettere sul valore dell’arte”, ha rilasciato una lunga intervista ad Antonino Siniscalchi de Il Mattino. Colloquio sulla sua arte e sul connubio con Sorrento che riportiamo di seguito:

Maestro Pomodoro, come ha accolto l’invito di esporre le sue opere a Sorrento?
“Massima aspirazione per uno scultore è ambientare le proprie opere in un confronto con il tessuto urbano e con il paesaggio. Come osserva Hegel, la scultura è la realizzazione di un proprio spazio dentro lo spazio maggiore dove si vive o ci si muove, e ha senso se riesce a trasformare il luogo in cui è posta. Sono felice che le mie opere si trovino a dialogare con questi luoghi bellissimi”.
Come giudica l’integrazione delle sue opere nelle principali piazze di Sorrento?
“Sappiamo bene quanto siano importanti la dimensione e la proporzione di una scultura in un determinato luogo. Per le opere che ho collocato nelle piazza di Sorrento ho cercato di creare un rapporto armonico scultura-spazio circostante. Spero di esserci riuscito. Credo che le opere in mostra rappresentino bene lo sviluppo della mia ricerca e siano tutte, pur nell’autonomia di significato e di lettura di ciascuna, tappe ugualmente importanti del mio cammino di artista”.
Quale materiale esprime al meglio la sua vena artistica?
“Tutti i metalli mi affascinano e nel tempo ne ho utilizzati diversi: piombo, stagno, ferro, rame, argento. Ma il bronzo, preferibilmente lucido e non patinato, è il materiale più congeniale al mio linguaggio artistico perché meglio esprime i contrasti propri delle mie sculture con squarci e rotture interne. E il mio modo di lavorare, che riprende il metodo classico della fusione a cera persa e la particolare cura nell’esecuzione, racchiude la tradizionale capacità inventiva e lavorativa artigiana. Il legame con la tecnologia, invece, è un senso di apertura che nutro nei confronti delle nuove invenzioni”.
Cosa significa per lei “Rive dei mari”?
“Rive dei mari è un omaggio al mare. Racchiude un mondo bellissimo e misterioso e rigetta delle cose cariche di significato, consumandole e trasformandole. Talvolta ci regala frammenti di storia. Del resto la vita viene dall’acqua”.
Qual è l’elemento di continuità tra gli “Ossi di seppia” dell’inizio e le opere degli ultimi anni?
“La ricerca plastica sul segno e sulla forma in un rapporto di spazio e materia che rappresenta il movimento profondo delle cose”.

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