Dopo il caso eclatante del ristorante ex Pagliarella (foto in basso), nato da pagliarelle e lamiere arrugginite, costruito, secondo gli ambientalisti, in parte abusivamente, bruciato, poi sanato e attualmente in ricostruzione con incrementi di volume, il Wwf Terre del Tirreno accende i riflettori sull’iter dei lavori edili, sempre autorizzati, che hanno portato alla realizzazione di un altro ristorante nel Comune di Vico Equense, in un fondo agricolo in via Raffaele Bosco, sempre partendo da una tettoia in lamiere e pagliarelle.
“Nulla di nuovo nel Comune di Vico Equense – dichiara Claudio d’Esposito, presidente del Wwf Terre del Tirreno – dove ormai da sempre documentiamo gravi trasformazioni del territorio che appaiono autorizzate ma che, a ben vedere, non sarebbero consentite dai vincoli di tutela vigenti. È vergognoso e grave ma funziona così, impunemente, da troppo tempo, al punto che in tanti si sono assuefatti all’andazzo e in molti continuano ad approfittarne, con buona pace del paesaggio e del sempre più violentato e fragile territorio. I pochi cittadini che dissentono o protestano lo fanno nascostamente, per paura o per quieto vivere.
Col Wwf avevamo già segnalato, nel gennaio 2020, la realizzazione di nuove edificazioni, la cementificazione del suolo agricolo, il taglio di alberi di ulivo e la realizzazione di una tettoia in un fondo agricolo sito in via Raffaele Bosco. Successivamente, a giugno, alcuni cittadini di Vico Equense ci allertarono di ennesimi lavori edili di cementificazione e sbancamento di terreno per la realizzazione di una nuova rampa carrabile. Il Wwf produsse quindi un secondo esposto alla Procura della Repubblica di Torre Annunziata e ai Carabinieri Forestali di Castellammare di Stabia chiedendo di verificare la legittimità delle opere. Anche in questo caso i lavori risultarono tutti in regola e autorizzati. Ad un anno di distanza la tettoia arrugginita si è trasformata in un vero e proprio ristorante “vista mare” pubblicizzato su Facebook e consigliato da Trip Advisor.
Riteniamo tuttavia che le cose non sono come appaiono e come sempre andrebbe fatta chiarezza. Il manufatto, originariamente costruito con un titolo urbanistico finalizzato alla realizzazione di una tettoia è stato surrettiziamente tompagnato mediante strutture trasparenti che, di fatto, lo hanno trasformato in un nuovo volume, urbanisticamente e paesaggisticamente rilevante. La trasformazione in ristorante è oggi oggettiva, concreta e tangibile, e il manufatto attuale appare diverso da quello assentito. Inoltre si è provveduto alla trasformazione degli antichi terrazzamenti in un parcheggio a raso tramite un discutibile titolo urbanistico di parcheggio pertinenziale che consente di andare in deroga ai piani regolatori.
In realtà si tratta di una distesa di terreno agricolo adibito a sosta auto a servizio del ristorante e, quindi, non c’è nessun nesso di pertinenzialità urbanistica che ne consenta il cambio di destinazione d’uso da agricolo a parcheggio. Il terreno è stato di fatto cementificato con un massetto non drenante. Infine non appaiono rispettate le distanze minime dalla strada – come richiesto dall’art. 2 del Codice della Strada (D Lgs. 30 aprile 1992, n° 285). Il ristorante si trova sottomesso e a ridosso della carreggiata delimitata da un basso muretto, nel caso accidentale di una fuoriuscita di un veicolo dalla carreggiata questo atterrerebbe direttamente sui tavoli.
Il Wwf – conclude d’Esposito – ha pertanto sollecitato un intervento della Procura per verificare la legittimità di tutte le opere realizzate e la loro conformità con le autorizzazioni rilasciate”.