Il ministro Sangiuliano inaugura la nuova sezione archeologica del museo Correale di Sorrento

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Cento anni fa il presidente del Museo Correale di Sorrento, Don Stefano Colonna di Paliano, inaugurava la prima apertura al pubblico del Museo Correale alla presenza dell’allora Ministro della Pubblica Istruzione. Esattamente cento anni dopo, oggi, venerdì 10 maggio 2024, il Museo Correale celebra il suo Centenario e lo fa alla presenza del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.

Alla cerimonia di inaugurazione a porte chiuse, riservata alla stampa e agli addetti ai lavori presenti, oltre il ministro Sangiuliano, anche il sindaco del Comune di Sorrento Massimo Coppola, il direttore Generale dei Musei del ministero della Cultura Massimo Osanna, il soprintendente Abap Area Metropolitana di Napoli Mariano Nuzzo, il presidente del Museo Correale Gaetano Mauro, il direttore del Museo Correale Paolo Jorio e il soprintendente Abap Area Metropolitana di Napoli Luca Di Franco.

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L’evento ha rappresentato l’occasione per svelare la lapide celebrativa, dare inizio agli eventi per i festeggiamenti in calendario per il centenario e inaugurare la nuova Sezione Archeologica del Museo Correale. Quest’ultima è nata in seno al recupero degli ambienti sotterranei avvenuto grazie a un consistente intervento di ripristino e restauro fortemente voluto e realizzato con la collaborazione tra il ministero della Cultura, il Provveditorato, il direttivo e la presidenza del Museo Correale, con la collaborazione della Msc Foundation che ha finanziato il restauro di alcune opere della sezione archeologica in memoria del professor Mario Russo, responsabile per molti anni dell’Archivio storico della Biblioteca e della Sezione Archeologica del Museo Correale.

Il Museo Correale nasce nei primi del ‘900 per il volere dei fondatori Alfredo e Pompeo Correale intenti ad evitare le dispersioni delle opere d’arte provenienti dalle proprie collezioni private. Opere che nel tempo sono diventate sempre più numerose e di immenso valore come quelle delle Scuola napoletana del ‘700 e ‘800, tra cui opere di Andrea Vaccaro e Luca Giordano, della Scuola di Posillipo come Duclére, Gigante e Pitloo, della pittura fiamminga, tra cui Michiel Sweerts, Van Dick, Rubens e Van Kassel, la Maddalena di Artemisia Gentileschi, la collezione di nature morte a cui è stata recentemente dedicata una pregevole mostra dal titolo “Still Life, Vite Silenziose” con autori come De Konick, Andrea Belvedere, Aniello Ascione, Nicola Casissa, Jean Baptiste Dubuisson, Daniel Seghers, Giovan Battista Ruoppolo, Salvatore Giusti, Giuseppe Tomajoli, Christian Berentz, Tommaso Realfonso e Gaetano Cusati. E poi mobili unici dal ‘600 all’800, oggetti di tarsìa sorrentina, oltre 2000 porcellane tra orientali, napoletane e europee e pastori del ‘700, tra cui pezzi unici di San Martino.

Le opere restaurate ed esposte secondo un criterio cronologico e topografico nella nuova Sezione Archeologica del Museo Correale, invece, raccontano in particolar modo i principali aspetti della città romana, a partire dal nucleo di marmi recuperati nell’area che gravitava intorno al Foro, esposti nella sala dedicata alla Surrentum pubblica, passando per la Surrentum preromana, dove sono esposti i materiali provenienti dalle necropoli preromane e alcuni oggetti dallo scarico di via Tasso e per la Surrentum privata. Numerosi sono anche gli oggetti che provengono dalle necropoli romane ubicate all’esterno del tessuto urbano che confluiscono anche nella quarta sala, la Surrentum funeraria. Infine la quinta sala, dedicata alla Surrentum egizia porta verso la conclusione del percorso archeologico nel Settore Meridionale, dove è visibile il pavimento originale di quello che si è rivelata una antica cisterna romana.

1. Collezioni da e per la città di Surrentum
Nella sezione archeologica del Museo Correale di Terranova sono esposti materiali provenienti dalla città di Sorrento, secondo un criterio cronologico e topografico, disponendo gli oggetti in base ai contesti di provenienza ricostruiti grazie ad un attento studio negli archivi del Museo. Questa esposizione nasce in seno al recupero degli ambienti sotterranei avvenuto grazie a un consistente intervento di ripristino e restauro fortemente voluto e realizzato con la collaborazione tra il Ministero della Cultura, il Provveditorato e il direttivo e la presidenza del Museo Correale di Terranova.

Agli inizi del ‘900, in un periodo storico in cui la legge per la tutela era ancora ai primordi, il ruolo dei fondatori, dei conservatori e dei tanti benemeriti del Museo Correale di Terranova divenne fondamentale per evitare le facili dispersioni del materiale archeologico, proveniente dai numerosi scavi cittadini. Tra questi vi sono nomi illustri come i fratelli Correale, Alfredo e Pompeo, Manfredi Fasulo, Silvio Salvatore Gargiulo detto Saltovar, ai quali va il merito di aver salvaguardato il patrimonio sorrentino, oggi visibile in queste sale.

I canali principali dell’accrescimento delle collezioni furono gli scavi locali, le donazioni e le raccolte, come ad esempio il consistente nucleo di marmi dal c.d. “Deposito del Comune”, nel quale erano confluiti sia oggetti di età classica che medievale, la maggior parte dei quali provenienti dal disfacimento della Cattedrale cittadina.

Gli oggetti esposti raccontano in particolar modo i principali aspetti della città romana, a partire dal nucleo di marmi recuperati nell’area che gravitava intorno al Foro, esposti nella sala dedicata alla Surrentum pubblica; nella seconda sala a destra (Surrentum preromana) sono invece esposti i materiali provenienti dalle necropoli preromane e alcuni oggetti dallo scarico di via Tasso; un terzo tema è invece quello delle ville d’otium rappresentate da elementi di arredo scultoreo esposti a destra della terza sala (Surrentum privata); sempre in riferimento all’ambito privato sono invece i numerosi oggetti che provengono dalle necropoli romane ubicate all’esterno del tessuto urbano che confluiscono anche nella quarta sala (Surrentum funeraria); infine, il focus sul tema del reimpiego che ha accompagnato questi frammenti nel loro viaggio prima di raggiungere le sale del museo caratterizza la quinta sala (Surrentum egizia). Il percorso di conclude nel settore meridionale dove è visibile il pavimento originale di quello che si è rivelata una cisterna romana.

2. Surrentum preromana: la necropoli dell’Hotel Vittoria
Sulla fase preromana della città i dati a disposizione provengono essenzialmente dalle necropoli, la cui cultura materiale è raccontata in questa sala da un piccolo gruppo di materiali provenienti dall’Hotel Excelsior Vittoria.
Il recupero avvenne durante la costruzione della Palazzina detta “Rivale” e nel giardino dell’albergo, tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, mentre la donazione si data al 1924, con un’aggiunta nel 1926, da parte di Onorato Fiorentino.

Rispetto alla topografia antica la necropoli si trovava all’esterno del nucleo abitativo ubicata sul costone tufaceo sul ciglio del vallone dei Mulini. Altri sepolcreti cronologicamente coevi sono documentati a Sorrento a Sottomonte e nella vasta area compresa tra la chiesa del Carmine e viale Nizza, disposti molto probabilmente lungo il percorso dell’antica via Minervia.

Secondo i dati emersi dalla documentazione d’archivio si tratterebbe di tombe della tipologia in cassa di tufo grigio locale che accoglievano sepolture ad inumazione. I materiali esposti non si presentano organizzati nei corredi originali, in quanto sono stati decontestualizzati al momento dello scavo. Tuttavia l’analisi della cultura materiale permette di avere una visione abbastanza completa dell’articolazione del popolamento di quest’area tra l’età classica ed ellenistica.

Tra i materiali più antichi sono oggetti databili alla fine del VI secolo a.C., rappresentati dalla ceramica corinzia, quindi il bucchero, la ceramica di tipo ionico a decorazione lineare, oggetti di produzione attica figurata e di produzione campana, la ceramica a vernice nera, infine gli unguentari databili tra la fine del IV e il II sec. a.C.

3. Surrentum pubblica: il Foro
Il cuore della Surrentum pubblica viene raccontato in questa sala grazie all’esposizione di frammenti recuperati dall’area del Foro romano, ubicato tra il cardine massimo corrispondete a via Tasso a est, il decumano massimo a sud, attuale via Fuoro, via dell’Accademia/via San Nicola a nord – corrispondente al decumano minore nord – e vico II Fuoro a ovest.
Al centro è la Base di Augusto che doveva essere ospitata all’interno del Foro come sostegno di una statua equestre probabilmente in bronzo o forse di un gruppo statuario. I temi figurativi rappresentati su di essa, legati alla geografia mitologica del Palatino a Roma, rafforzerebbero l’idea della presenza di un edificio dedicato ad Augusto e la possibilità che la base fosse posizionata davanti alla facciata del Capitolium cittadino.

Ad un edificio collegato al Foro, la basilica o il macellum vanno poi ricondotte alcune sculture, facenti probabilmente parte di un ciclo statuario della famiglia imperiale. Di esso fanno parte la testa dell’imperatore Tiberio nel tipo Berlino-Napoli- Sorrento, datata alla tarda età augustea, alcuni togati e un frammento di loricato, recuperati in aree della città tra loro vicine.
Allo stesso modo nella piccola sala a destra sono esposte alcune statue recuperate da una fossa di scarico di via dell’Accademia/via Tasso: tra queste sono due sculture femminili di età ellenistica, un’Artemide su cerva e una Selene su un equino, insieme ad altre sculture molto probabilmente provenienti da edifici intorno all’area del Foro.

Completano il percorso della Surrentum pubblica l’iscrizione che documenta la ricostruzione nell’80 d.C. dell’orologium nel Foro, quella con dedica di giochi in onore di Augusto e i due fregi di epoca traianea, con cataste d’armi: questi ultimi potrebbero provenire da un edificio pubblico o da un arco, dal quale furono smembrati e reimpiegati sotto il campanile della Cattedrale.

4. Surrentum privata
Il tema della Surrentum privata è rappresentato sul lato sinistro della sala da una piccola esposizione di oggetti di arredo scultoreo da due ville urbane. Il primo contesto è quello della c.d. villa di Agrippa Postumo, luogo d’esilio del principe nipote di Augusto ubicato tradizionalmente nei resti posti presso l’attuale Piazza della Vittoria. Dall’area provengono oggetti recuperati negli anni ’30: la statua di fanciullo che reca nella veste una serie di frutti databile alla metà del II sec. d.C e il monumentale capitello corinzio dall’area del giardino del monastero di San Paolo che un tempo occupava la piazza. Dallo stesso contesto proviene un’importante iscrizione, di età antonina, recuperata nei depositi del museo, che ricorda Cornelia Cratia, figlia di Marco Cornelio Frontone e sposa del console Caio Aufidio Vittorino, suggerendo il passaggio della residenza alla famiglia dell’amico di Antonio Pio.

Dalla donazione di Onorato Fiorentino e dunque dall’area dell’Hotel Exclesior Vittoria, provengono invece elementi di arredo: una piccola erma bifronte di Apollo arcaizzante della prima età imperiale, una statua acefala maschile rappresentate un uomo con torso nudo e mantello nella parte inferiore databile allo stesso periodo cronologico, infine, una statuetta femminile acefala che riproduce lo schema dell’Afrodite tipo Hera Borghese, databile al I sec. a.C.; a corredo di questo interessante materiale marmoreo sono esposti per la prima volta quattro capitelli in marmo rosso antico su lesene in pavonazzetto, che dovevano decorare, insieme alle altre sculture, ambienti particolarmente ricchi di residenze di villeggiatura.

5. Surrentum funeraria
Il tema della Surrentum funeraria di età romana si snoda in due sale, suddivise in base alla tipologia del materiale esposto e dunque alla diversa modalità di seppellimento dei defunti. Nella prima sala sono esposti alcuni sarcofagi e lastre di sarcofago inquadrabili tra II e III sec. d.C.: tra questi la lastra con scena di battaglia contro le Amazzoni, un sarcofago strigilato con ritratto del defunto (imago clipeata) sostenuto da cornucopie e un sarcofago con ghirlande.

Nella seconda sala sono invece esposti oggetti cronologicamente più antichi inquadrabili al I sec. d.C. ovvero i segnacoli a columella, iscritti o anepigrafi, provenienti dalle aree cimiteriali che si disponevano nell’area sud-orientale all’esterno della città. In punti nodali, molto probabilmente in corrispondenza della viabilità erano, infatti, ubicati mausolei a colombario, di tipo ipogeico o semi- ipogeico, che accoglievano sepolture di tipo collettivo di servi e liberti imperiali. La loro presenza suggerisce che svolgevano le proprie mansioni presso le proprietà imperiali di Sorrento ma soprattutto della vicina Capri.

I contesti di provenienza sono la necropoli di via Fuorimura (ex fondo Chiommenzano) che si trovava lungo il vallone dei Mulini; la necropoli di Marano/Borgo; la necropoli in località Sottomonte, i cui materiali furono recuperati tra il 1843 e il 1912 durante i lavori di allargamento e ristrutturazione della cappella di S. Pietro a Mele e donati al Museo Correale di Terranova nel 1923 da Silvio Salvatore Gargiulo detto Saltovar.

Interessante oltre ai cippi è la presenza di un’urna cineraria in piombo ritrovata nel fondo Sabino, a Parsano Nuovo su via degli Aranci, al cui interno è un’olla contenente ancora l’incinerazione; dunque anch’essa proviene da un’area densamente utilizzata per l’uso funerario gravitante attorno al mausoleo di via degli Aranci (proprietà Sabini).

6. Il tema del reimpiego
La maggior parte delle sculture della Sorrento romana proviene dallo spoglio fatto tra il Medioevo e l’età moderna dei resti antichi reimpiegati all’interno della città, sia in edifici di carattere sacro come la Cattedrale assieme al suo campanile, sia nelle strade della città, oltre che nei monumenti pubblici come il Sedil Dominova.

Le due statue egizie esposte provengono dall’area del sedile e potrebbero essere attribuite a un edificio di culto dedicato a una divinità egizia presente nella città di Surrentum, forse un Iseo, tuttavia mai identificato e posto a oriente rispetto al Foro. La scultura di Seti I era, infatti, reimpiegata nella piazza almeno fin dal 1607 in quanto ricordata da Giulio Cesare Capaccio nella Historia Neapolitana, mentre un frammento ad essa pertinente fu ritrovato solo nel 1834, presso il palazzo Ammone- Mastrogiudice/palazzo Spasiano, che si affaccia sul largo del sedile. Testimonianze iconografiche come l’acquerello di Ettore Gigante del 1860 o il bellissimo olio su tela di Theodoro Duclère documentano la statua di Seti I integra posta nella piazza davanti al Sedile.

L’altra scultura egizia è relativa invece a un sacerdote-lettore, Padimenemipet, e fu ritrovata negli anni ’70, per essere poi donata al Museo Correale di Terranova.

7. La cisterna del Museo Correale di Terranova
In questo punto grazie allo scavo effettuato nel 2021 è stato messo in luce il suo fondo originale che si trova a circa m 50,66 s.l.m. Rivestita interamente da cocciopesto idraulico, in questo punto conserva ancora parte della pavimentazione originale, caratterizzata da bipedali allettati su spessa malta. La struttura si presenta come un unico ambiente di forma rettangolare con andamento nord/sud della lunghezza di m 20,40, della larghezza di m 5,70 nella parte meridionale e m 6,27 nella parte settentrionale. Il paramento è in opera mista realizzata con ricorsi in tufelli alternati a cinture in laterizio, mentre quattro pilastri in opera laterizia affrontati a due a due scandiscono l’ambiente a una distanza tra di loro di m 3,50, probabilmente funzionali a reggere una copertura voltata.

L’inquadramento cronologico alla fine del II – inizi III sec. d.C. è stato definito grazie al recupero di un bollo semilunato prodotto da un’officina locale, così come bolli della stessa fabbrica sono stati individuati nel tratto di acquedotto e nell’impianto idrico del vicino Hotel Lorelei et Londres. Si documenta inoltre una prima fase edilizia di età augustea nel settore nord-occidentale della cisterna, dove è visibile il paramento in opera reticolata. Al tema dell’acqua si collega infine la fistula plumbea qui esposta proveniente dalla fossa di scarico di via dell’Accademia/via Tasso, facente parte del sistema idrico che alimentava la città di Surrentum.

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