META. Questa mattina Francesco Schettino a Grosseto ha risposto in aula a tutte le domante poste dall’accusa. E’ arrivato alle 9.25, sceso dall’auto senza rilasciare dichiarazioni ha imboccato la porta del teatro Moderno dove si tengono le udienze. Quella di stamane è stata una tappa decisiva nel processo per la ricostruzione di quello che accadde la notte del 13 gennaio 2012. Tanti i punti da chiarire.
“L’avvicinamento all’isola favorisce l’aspetto commerciale” anche per questo venne deciso di accostare la Concordia all’isola del Giglio, ha detto Schettino al pm Alessandro Leopizzi, che ha aperto l’esame dell’imputato partendo da come venne deciso e gestito l’avvicinamento al Giglio deviando dalla rotta formalmente comunicata alla compagnia.
A un’altra domanda se Costa fu informata del mutamento di rotta, Schettino ha detto che “nelle varie probabilità la navigazione sotto costa si è sempre effettuata” e “il comandante della nave ha la facoltà di tracciare la rotta ma non ha nessun obbligo di informare l’armatore. In questo caso – ha continuato Schettino – non essendo pianificata la navigazione turistica”, come potrebbe essere in un golfo magari prevedendo anche una sosta, “ma trattandosi di un’accostata, non ho avvisato nessuno”.
In precedenza, ha detto Schettino, “un paio di volte ho fatto un passaggio ravvicinato al Giglio”, quanto alla rotta ha ammesso di averla approvata e di aver visto la carta nautica su cui era tracciata.
Il comandante poi racconta i tour commerciali nella plancia di comando, rispondendo al pm che gli contesta che per regolamento in plancia avrebbero dovuto esserci soltanto gli ufficiali: “Io dicevo che non dovevano essere più di 12 alla volta – racconta – ma me ne portavano anche 20-30. A 70 euro a tour”.