Chiarire quali siano i reati contestati e le deroghe al Put sull’applicabilità del Piano Casa. Sono le motivazioni che due mesi fa hanno spinto i giudici della Corte di Cassazione ad annullare il dissequestro del complesso di housing sociale di Sant’Agnello, disposto dal tribunale del Riesame di Napoli in appello. Decisione che aveva permesso ad una decina di famiglie di occupare gli appartamenti che la Procura di Torre Annunziata considera abusivi, arrivando ad indagare per lottizzazione abusiva e falso il progettista, gli esecutori dei lavori, il sindaco di Sant’Agnello Piergiorgio Sagristani, alcuni assessori, ed anche professionisti e tecnici comunali.
L’appello al Riesame presentato dall’ingegnere Antonio Elefante (progettista e amministratore della Sant’Agnello Housing Sociale srl, indagato a piede libero) fu accolto lo scorso maggio. I giudici annullarono il sequestro d’urgenza disposto dalla Procura oplontina il 19 febbraio 2020, che era stato anche convalidato dal Gip.
Venne così restituito ad Elefante il complesso immobiliare composto da 53 appartamenti di via Monsignor Bonaventura Gargiulo, in quanto l’intervento edilizio era, secondo il Riesame, “conforme alle previsioni del Put e del Prg» e che “non sussistessero i presupposti legittimanti l’ipotesi accusatoria di lottizzazione abusiva”.
I reati contestati al momento del sequestro, però, erano altri. Quindi, la Cassazione ha evidenziato i temi emersi dal ricorso della Procura. Secondo l’accusa, infatti, nel corso delle indagini è emersa “l’assoluta illegittimità del titolo abilitativo rilasciato che non consente la realizzazione del complesso edilizio e deroghe al Put”.
Nelle motivazioni del Riesame, inoltre, non viene affrontata “la problematica connessa alla derogabilità al Put da parte della legge regionale, il cosiddetto Piano Casa, né la riconducibilità” del complesso immobiliare di Sant’Agnello “all’edilizia residenziale pubblica cui era stata destinato”, poiché non si tratterebbe di case popolari.
La costruzione dei nuovi appartamenti, infine, era stata autorizzata dal Comune di Sant’Agnello per soddisfare “il fabbisogno dei soli residenti in abitazioni malsane o sovraffollate” e dovevano essere realizzati in “un’area degradata”, non in un agrumeto.