Datteri estratti dal mare della penisola sorrentina, condanne fino a 7 anni

Il tribunale di Torre Annunziata ha condannato sei persone per disastro ambientale e associazione per delinquere, nell’ambito di un’organizzazione dedita alla pesca illegale di datteri di mare lungo la costa della penisola sorrentina. È quanto stabilisce la sentenza di primo grado emessa al termine di un processo durato tre anni.

Sette anni di reclusione sono stati inflitti all’uomo considerato il capo dell’organizzazione dedita alla pesca di frodo. Poi, a scalare, le condanne ammontano a sei anni e dieci mesi, sei anni e otto mesi, cinque anni e otto mesi per gli ultimi due imputati. C’è anche un’assoluzione per un’inchiesta in cui altri quindici indagati sono stati condannati in altre tranche processuali.

Oltre le pene detentive, come si legge nel dispositivo pronunciato dal Tribunale oplontino, se il verdetto dovesse diventare definitivo, scatterebbero i risarcimenti dei danni arrecati, così come richiesto nel corso di un dibattimento in cui si sono costituiti parte civile i ministeri dell’Ambiente e delle Politiche agricole, ma anche i legali dell’associazione Marevivo.

L’inchiesta è stata condotta dal pm Antonio Barba della Procura di Torre Annunziata grazie agli accertamenti dei militari della Guardia Costiera di Castellammare di Stabia. Attestato il danneggiamento aggravato, distruzione di un habitat all’interno di un sito protetto, distruzione di bellezze naturali e commercio di sostanze alimentari nocive.

Perché se da un lato sono emersi i danni arrecati all’ecosistema della penisola sorrentina, attraverso l’asportazione di molluschi cresciuti all’interno delle rocce sommerse di un’area protetta; dall’altro, invece, è stato dimostrato che alcuni datteri erano stati messi in vendita, nonostante si fossero riprodotti in specchi di mare inquinati, a poca distanza dalla foce del fiume Sarno.

Per quanto riguarda le zone tutelate è stato appurato che il gruppo operava tra Vico Equense, Piano di Sorrento, Meta, Sorrento e Massa Lubrense “in maniera professionale e sistematica, con ripartizione di compiti e di ruoli e predisposizione di mezzi e di persone, alla raccolta e alla messa in commercio illegali dei datteri di mare (lithophaga – lithophaga)”.

Accertamenti che si sono avvalsi anche degli studi eseguiti dalla Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli, all’esito della campagna di monitoraggio subacqueo del 2017. Le indagini hanno acclarato che la rimozione dello strato superficiale della roccia, necessaria per il prelievo del mollusco bivalve, ha comportato la distruzione completa della comunità di organismi bentonici, determinando importanti squilibri ambientali, che portano ad alterazioni “irreversibili” dell’ecosistema marino con la completa desertificazione di aree ad elevata biodiversità e la perdita di importanti servizi eco-sistemici.

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