Corsi fantasma per la formazione: trentadue indagati. Coinvolte anche due attività della penisola sorrentina

MASSA LUBRENSE. Falsi corsi di formazione per mettere le mani sui fondi europei.

 

Un raggiro ideato per ottenere finanziamenti che dovevano servire per incrementare l’occupazione giovanile in Campania. Invece, grazie ad un sistema di certificazione fittizia, le aziende che hanno ottenuto i contributi per formare e assumere professionisti destinati al mondo della ristorazione e del turismo non solo non hanno mai attivato i corsi, ma non hanno mai neanche ingaggiato quei ragazzi. Questi ultimi, paradossalmente, erano a loro volta complici del raggiro.

Sono queste, in sostanza, le accuse che la procura di Torre Annunziata muove nei confronti dei 32 indagati nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla guardia di finanza della tenenza di Massa Lubrense, che ha portato anche al sequestro preventivo di beni per un valore di 112mila euro, la somma indebitamente ottenuta grazie alla frode.

Secondo quanto appurato dai militari delle Fiamme gialle, i titolari delle aziende, assieme ad alcuni imprenditori, ai finti corsisti ed al gestore di un’agenzia di formazione, una volta ottenuti i fondi europei, non solo non hanno mai attivato i corsi per i quali erano stati erogati, ma non hanno mai neanche proceduto ad alcuna assunzione. Però il tutto veniva certificato. Le vittime della truffa erano quindi la Regione Campania e l’Unione Europea.

Le indagini (condotte dalla tenenza della guardia di finanza di Massa Lubrense, coordinata dal tenente Nunzio Di Fonzo) sono iniziate un anno e mezzo fa, quando i militari, nell’ambito di controlli di tipo amministrativo su un bar e su un’agenzia di viaggio, hanno scoperto che in entrambe le attività risultavano assunte persone che in realtà lavoravano altrove. Le successive verifiche, sia sulle due imprese che su un’agenzia di formazione con sede nel casertano che risulta accreditata presso la Regione Campania, hanno permesso di svelare il sistema di frode e di dare un nome a tutte le persone che hanno avuto un ruolo attivo nel raggiro.

Nei guai, quindi, sono finiti i promotori della truffa: due napoletani che operano nel campo della consulenza alle imprese. Nel 2012 i due hanno proposto ai titolari del bar e dell’agenzia di viaggio di organizzare assieme la frode. Per ottenere i fondi, le aziende dovevano organizzare una prima fase di corsi teorici: qui entrava in ballo l’agenzia casertana; successivamente le imprese stesse dovevano garantire uno stage pratico, che anch’esso si è poi scoperto essere stato certificato fittiziamente.

Gli avvisi, dunque, hanno colpito i titolari di un bar e di un’agenzia di viaggio, il responsabile dell’agenzia di formazione professionale, dieci giovani tra i venti e i trent’anni che si sono prestati a figurare come corsisti, i docenti dell’agenzia di formazione che hanno attestato i falso e i tutor delle due imprese che avrebbero dovuto tenere gli stage pratici in sede. Gli indagati risiedono tra Napoli, Pozzuoli, Castellammare, Sorrento, San Sebastiano al Vesuvio e Parete.

Il danno prodotto dal raggiro ammonta a 112mila euro, ossia la cifra che la banda avrebbe ottenuto grazie alla truffa: per questo si è proceduto anche al sequestro di un bene immobile di quello stesso valore intestato ad uno dei promotori della frode.

“Questo tipo di sistema ci è costato milioni di euro perché a causa della scarsità dei controlli permetteva frodi di ogni tipo, addirittura da parte di aziende che venivano messe su all’occorrenza per accedere ai fondi: oggi, grazie alla rivoluzione che abbiamo apportato nei controlli sia preventivi che successivi, il sistema non è più attaccabile in questo senso – dice l’assessore regionale Severino Nappi -. Il mercato del lavoro è stato infatti informatizzato al punto che sfuggire alle verifiche è impossibile; nello stesso tempo, per la formazione, i fondi vengono erogati solo quando l’azienda attesta di avere concluso i corsi e quindi a fronte di documenti che certificano la spesa affrontata”.

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