Sei anni e due mesi di carcere al piromane del Faito, oltre ai danni da riconoscere in sede civile al Wwf che, assieme alle associazioni Vas (rappresentato dall’avvocato Jonny Pollio) Pro Faito e Comune di Vico Equense, si era costituito parte civile nel processo. Il giudice, nel corso del rito abbreviato, ha ritenuto Cipriano De Martino, il sessantenne di Vico Equense accusato di essere il responsabile dell’inizio del disastroso rogo che questa estate ha devastato i boschi del Faito, colpevole di incendio doloso. Il pm della Procura di Torre Annunziata aveva invocato nove anni di carcere.
L’imputato ha confessato il suo gesto, dando di volta in volta “spiegazioni differenti” che però non hanno convinto gli inquirenti. Il sessantenne ha fornito, infatti, tre versioni dell’accaduto: sarebbe stato un fiammifero caduto per sbaglio a dare il via all’incendio, poi sempre un fiammifero ma stavolta lasciato cadere per non scottarsi le mani, infine la bruciatura di sterpaglie accumulate sulla montagna degenerata in un rogo incontenibile. Ulteriori future indagini potrebbero far comprendere se dietro a tale inspiegabile azione possa esserci stato o meno un eventuale mandante.
Al Wwf, rappresentato dagli avvocati Giovanbattista Pane e Guido Di Nola, è stato riconosciuto il danno come parte civile: è bastato un fiammifero e il gesto assurdo e inspiegabile di un “piromane di turno” per mandare in cenere un bene che appartiene a tutti i cittadini e distruggere, in modo irreversibile, secoli di natura e paesaggio causando una tragedia, protrattasi per 15 giorni, che ha lasciato al suo passaggio dissesto e desolazione nel cuore del Parco Regionale dei Monti Lattari.
Un incendio di vaste proporzioni è infatti uno degli eventi più devastanti per la biodiversità e agisce come fattore determinante sugli ecosistemi già sottoposti a forti stress ambientali come la siccità, l’urbanizzazione, l’erosione del suolo. Oltre al patrimonio boschivo distrutto enormi sono i danni alla fauna: è stato calcolato che un incendio distruttivo in un ettaro può causare la morte di 300 uccelli, 400 piccoli mammiferi e 5 milioni di insetti.
“Siamo soddisfatti delle indagini svolte dagli inquirenti e dall’esito del processo che ci auguriamo possa essere un valido deterrente per folli incendiari e piromani – dichiara Claudio d’Esposito, presidente del Wwf Terre del Tirreno – ma sia ben chiaro tale processo individua solo uno dei tanti responsabili della tragedia del fuoco della scorsa estate che, complici condizioni meteorologiche caratterizzate da una lunga siccità, ha devastato estese aree del nostro territorio. Su tanti altri incendi le cause e i responsabili sono diverse e tutte da accertare.
Ad esempio – continua d’Esposito – è documentato come i fuochi pirotecnici di Montepertuso, a Positano, per festeggiare la Madonna, provocarono un devastante incendio a Santa Maria del Castello e sul versante sud/ovest dello stesso Faito per diversi giorni; oppure i continui incendi di Monte di Torca e Crapolla, a Massa Lubrense è plausibile che siano appiccati, con puntualità disarmante, dai “soliti” bracconieri, per poter posizionare i richiami delle quaglie e cacciare di frodo. Semplificare gli eventi incendiari con un’unica regia o strategia di fuoco criminosa, per quanto attendile in taluni casi, rischia di non dare un quadro completo della drammatica realtà”.
Il Wwf aveva inviato, proprio in piena emergenza incendi, un documento ai vertici del governo chiedendo pene esemplari contro gli incendiari, controllo e catasto degli incendi, prevedendo l’intervento delle Prefetture laddove i comuni non sono in grado di fare il catasto delle zone attraversate dal fuoco per fare in modo che si impediscano (ai sensi della legge n. 353/200) per 10 anni le nuove edificazioni, la caccia e il pascolo; inoltre il Wwf aveva chiesto la sospensione dell’attività venatoria e decisi interventi strutturali per affrontare il rischio incendi ed i cambiamenti climatici.