Concordia, partono le richieste di risarcimento

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META. Si è tenuta ieri mattina l’udienza preliminare sul naufragio della Costa Concordia, che il 13 gennaio 2012 causò la morte di 32 persone e numerosi feriti fra gli oltre 4.200 passeggeri e membri dell’equipaggio. In aula era presente anche Francesco Schettino, l’unico fra gli indagati. Gli avvocati dei naufraghi hanno consegnato oltre 200 richieste di risarcimento, inducendo il giudice a rinviare l’udienza a domani per esaminare le carte.

 

Il Comune dell’isola del Giglio ha chiesto per il naufragio della Costa danni quantificabili in almeno 80 milioni di euro. Tra gli altri hanno chiesto di essere ammessi al processo come parti civili anche il Ministero dell’ambiente, la Regione Toscana e alcune decine di naufraghi tramite i loro difensori. Gli 80 milioni di danni chiesti dal Giglio sono stimati, secondo i legali del Comune, dopo aver appurato e quantificato gli irreparabili danni all’immagine del luogo, destinato ormai ad essere associato a tale tragico evento.

Anche i passeggeri chiedono i risarcimenti: 500mila euro per chi ha riportato danni nel naufragio della Costa. Una quantificazione del danno stimata dal pool di avvocati “Giustizia per la Concordia”. Complessivamente i passeggeri assistiti dal gruppo di legali sono oltre un centinaio. Schettino, unico indagato presente ieri in tribunale, è apparso sicuro di sé e con un atteggiamento piuttosto deciso a seguire le varie fasi dell’udienza.

“Risarcire? Al massimo potrebbe perdere casa. Il comandante Schettino è uno che ha lavorato tutta la vita, è una persona normale, che risarcimenti del danno credete possa sostenere? Forse potrebbe perdere la casa ma nulla più”. Sono le parole dell’avvocato Francesco Pepe, del collegio difensivo dell’ex comandante, ai giornalisti che gli chiedevano come avrebbe potuto rimborsare eventualmente i danni. “Fu un incidente sul lavoro – conclude l’avvocato Pepe – . L’ex comandante sbagliò a fidarsi troppo della gestione della Costa Crociere ed emerge che è un uomo che ha avuto un incidente sul lavoro, non bisogna criminalizzarlo”.

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