Come le microplastiche finiscono nei nostri piatti. Studio nel golfo di Napoli

Le microplastiche che finiscono in mare alterano l’ecosistema, a partire dai microorganismi marini, ed entrano nella catena alimentare. La conferma arriva dall’elaborazione dei primi risultati dell’esperimento scientifico svolto nel golfo di Napoli dalla stazione zoologica Anton Dohrn, che ha installato sei grandi laboratori sommersi di oltre 15 metri di profondità e 2 metri di diametro per il campionamento delle acque nell’area di Mergellina (foto in alto).

I dati, seppure ancora parziali, sono stati anticipati in vista del Forum internazionale sui rifiuti Polieco che si sta svolgendo a Ischia. Obiettivo della ricerca: comprendere gli effetti sulla biodiversità e sulle componenti più grandi che possono finire nei nostri piatti.

“Gli studi effettuati finora non hanno tenuto conto di tutta la colonna d’acqua – spiega Christophe Brunet, che ha curato la ricerca internazionale – né hanno preso in considerazione frammenti di dimensioni inferiori a 0,3 millimetri”. Nello studio attuato nel golfo di Napoli, invece, questi due aspetti sono stati tenuti in considerazione.

Dalla ricerca risulta che le microalghe si “attaccano” sulle microplastiche, modificando così la loro distribuzione spaziale nella massa d’acqua, e ingerite da animali, entrano nella catena alimentare. La stazione zoologia Anton Dohrn sta svolgendo queste ricerche in collaborazione con 10 istituti di ricerca marina italiani ed europei e il coinvolgimento della Laurea Mare dell’università Federico II e del Liceo “Silvestri” di Portici.

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