Specie rare e protette uccise a fucilate – tra cui capovaccaio, ibis eremita, aquila di Bonelli, lanario, per non parlare degli enormi traffici di uccelli da richiamo; buona parte delle regioni italiane che continuano a violare, in maniera sistematica, le leggi nazionali ed i principi europei e internazionali sulla tutela della fauna selvatica e l’attività venatoria: 9 i ricorsi amministrativi da parte del Wwf accolti dai giudici in altrettante regioni.
Le 323 guardie Wwf in quasi 15mila ore di servizio hanno rilevato 645 violazioni, 170 delle quali di tipo penale con relativa segnalazione alle Autorità competenti, hanno disposto 178 sequestri, comminate sanzioni per 172.500 euro e hanno recuperato 705 animali. 130mila i km percorsi sul territorio e 4.041 le persone controllate. Numeri che rappresentano purtroppo solo la punta dell’iceberg: basti pensare ai 15 morti e 49 feriti per incidenti di caccia secondo i dati dell’Associazione nazionale vittime della caccia.
Questi alcuni numeri-simbolo della stagione venatoria 2019-2020 che si è chiusa finalmente giovedì 30 gennaio. Purtroppo in alcune regioni la caccia proseguirà ancora fino al 10 febbraio, e se è vero che sulla carta è limitata ad alcune specie, è lecito immaginare che gli episodi di bracconaggio si ripeteranno, considerata la gravissima carenza di vigilanza che si riscontra in molte situazioni territoriali.
“Non ci stancheremo mai di ricordare l’impatto di una sola giornata venatoria sulla fauna selvatica – sottolinea il vice presidente del Wwf Italia, Dante Caserta – migliaia di animali uccisi in poche ore, a causa di calendari venatori eccessivamente permissivi, cui si aggiungono un numero imprecisato di animali uccisi illegalmente, compresi molti appartenenti a specie rare e protette. A questo si aggiunga il disturbo arrecato a tutti gli animali, il grave inquinamento da piombo, che avvelena in modo silenzioso ma inesorabile umani, ambiente e animali (e per il quale il Wwf sostiene che la caccia “uccide due volte”) i danni e il disturbo causati alle proprietà private dove i soli cacciatori possono entrare armati senza il consenso dei proprietari e infine gli incidenti di caccia, con decine di vittime – anche non cacciatori – ogni stagione venatoria”.
Lombardia, Liguria, Sardegna, Marche, Lazio, Abruzzo, Calabria: queste le regioni dove il Wwf ha ottenuto dal Tar o dal Consiglio di Stato la sospensione o l’annullamento, totale o parziale, dei calendari venatori, grazie ai ricorsi curati dagli avvocati del panda, ripristinando una situazione di legalità dopo le forzature tese a scavalcare i pareri scientifici da parte dell’Ispra e le stesse direttive europee.
Azioni sul campo. Due i campi anti bracconaggio realizzati dalle Guardie volontarie del Wwf, in stretta collaborazione con le forze dell’ordine, in particolare con l’Arma dei Carabinieri. Il primo in Costiera amalfitana, Penisola Sorrentina e isola di Ischia (aprile/maggio 2019); il secondo in Toscana, nel Padule di Fucecchio, iniziato lo scorso novembre e tuttora in corso.
In entrambi i casi sono state sequestrate oltre un centinaio di esemplari di specie protette e particolarmente protette nonché numerosi supporti all’attività di bracconaggio quali richiami elettroacustici, reti da uccellagione, trappole a scatto e sono stati deferiti all’autorità giudiziaria alcuni soggetti colti in flagranza di reato.
Il Wwf auspica che nel 2020, anno in cui dovranno rinnovarsi gli impegni degli stati aderenti alla Convenzione sulla Biodiversità, anche l’Italia vorrà dare il suo contributo positivo per la tutela della Biodiversità migliorando la legislazione, attuando concretamente i principi europei di “precauzione” e di “prevenzione” dei danni ambientali, incentivando i controlli territoriali e aumentando i finanziamenti pubblici per le attività di vigilanza, repressione dei crimini ambientali e per la tutela della legalità. Il Wwf chiede anche l’approvazione rapida del disegno di legge attualmente in discussione in Parlamento sulla tutela degli animali.