Varato il Testo Unico Forestale, affondo del Wwf

disboscamento

Il Consiglio dei Ministri si è riunito oggi, venerdì 16 marzo 2018, a Palazzo Chigi, per approvare il Decreto Legislativo relativo al Testo Unico Forestale, nell’intento di aggiornare la normativa nazionale in materia di foreste e filiere produttive. Il Wwf ha scritto al Governo, esprimendo serie criticità sul provvedimento, unendosi all’appello per fermare la legge “ammazza foreste” già firmato da 250 scienziati tra i maggiori esperti in Europa di biodiversità, e numerose altre associazioni preoccupate per i danni che potrà comportare la nuova legge.

“La nuova legge forestale è un ossimoro: sfruttare le foreste per proteggerle, come se la foresta amazzonica la si preservasse sfruttandola? – dichiara Claudio d’Esposito, presidente Wwf Terre del Tirreno – il nuovo Testo Unico è un enorme regalo fatto all’industria del legno e delle biomasse e risponde ad una visione quasi predatoria della gestione forestale, basata sul taglio e su un’ideologia interventista sul bosco assolutamente “anti-scientifica”, con pesanti effetti sulla prevenzione del dissesto idrogeologico oltre che sulla biodiversità. Dopo che alla Forestale hanno tolto le pratiche per i vincoli idrogeologici che ogni piccola stazione sul suo territorio di competenza curava (dando i pareri per costruire o aprire nuove strade, ecc.) non ci sarà più nessun controllo.

I danni che potenzialmente potrà generare questa legge saranno peggio dei roghi provocati dagli incendiari. Si prevedono turni di taglio costanti e la possibilità di realizzare strade o piste, col pretesto di assicurare interventi tempestivi in caso di incendi, dimenticando, però, che la scorsa estate i devastanti incendi non si sono spenti per mancanza di mezzi e di prevenzione e non certo per mancanza di strade. La legge si basa sull’errata convinzione che non deve più esistere il “bosco-museo”, intoccabile e lasciato per anni a sé stesso in stato di “abbandono” e perciò esposto ad ogni rischio. Da qui l’assurda conclusione che se si sottopongono a tagli tutti i boschi allora si eviteranno incendi, dissesti e catastrofi.

Nulla di più sbagliato e devastante. Si ignora che un bosco “lasciato per anni a sé stesso” è proprio la migliore difesa contro “ogni rischio, dagli incendi a fenomeni di dissesto idrogeologico”. Mentre è proprio il loro sfruttamento (tagli e strade) che li rende insicuri e fragili. Si parla di gestione sostenibile del bosco, ma una legge che addirittura punta ad obbligare al taglio dei boschi anche chi non vorrebbe, anche e proprio per rispetto alla loro ecologia e biodiversità, che “servizio ecologico” fa? Che “gestione sostenibile” è? La loro trasformazione in legna da ardere o in pellet? E i diritti dei proprietari di fare dei boschi ciò che vogliono?

Non si considera affatto che è proprio nelle foreste più antiche che vivono specie animali rarissime e in alcuni casi uniche, legate ai boschi maturi e ai grandi alberi vetusti e marcescenti. Queste specie sono strettamente protette e spesso inserite tra quelle prioritarie per l’Unione Europea. Tra queste il rarissimo Picchio rosso mezzano e il Nibbio reale, ma anche tante altre come la Balia dal collare, il Rampichino alpestre, il Picchio dorsobianco, l’Astore, il Cerambice della quercia, l’Osmoderma eremita e il Barbastello.

L’obiettivo della nuova legge è di tornare al taglio di tutti i boschi senza prevedere alcuna distinzione tra boschi di produzione e di conservazione! In Italia esistono boschi che assolutamente non dovrebbero essere toccati dall’uomo perché sono antichissimi, per ragioni storiche o per questioni di stabilità ambientale (come nel caso di quelli sopra Sarno). Eliminare questi boschi significherebbe innescare processi erosivi senza controllo. Questi boschi fino ad oggi erano tutelati proprio per prevenire il dissesto idrogeologico. Nella nuova legge invece si “prevedono” cedui per protezioni idrogeologiche, ma è un controsenso a livello scientifico.

Oramai all’estero (Stati Uniti, Australia e molti Paesi dell’Europa) ci si è resi conto della necessità di lasciare spazio alla riconquista dell’ambiente da parte della natura. Si parla di “naturalizzare senza l’intervento dell’uomo” per ragioni ecologiche, ma anche culturali e turistiche.

Ma c’è dell’altro: tutte le aree abbandonate, dove il bosco sfruttato nei secoli si sta finalmente riprendendo il suo spazio, nella nuova legge non sono più ritenute boschive, ma terreni incolti, e anche le aree di rimboschimento e di riforestazione, non saranno più considerate boschive. Questo vuol dire che potranno essere rase a zero. Sarebbe un danno enorme al 40% della superficie forestale nazionale”.

Per il Wwf l’impostazione del Testo Unico delle Foreste è stata fortemente condizionata dalla volontà di regolamentare un settore economico, sicuramente importante e su cui era necessario intervenire, trascurando, però, gli altri aspetti legati al patrimonio forestale.

Proprio per questo motivo l’associazione aveva inviato un documento al Governo nel quale si evidenziavano le criticità del provvedimento. Pur riconoscendo lo sforzo del nuovo decreto legislativo (che opera con una delega “stretta”) di definire questioni rimaste per anni irrisolte (come ad esempio la definizione di “bosco”) o di dotarsi di strumenti nazionali di riferimento per i sistemi regionali il quadro complessivo, sia per motivi istituzionali che a causa di discutibili normative vigenti (nazionali e regionali), è condizionato da una visione prevalentemente produttivistica delle foreste italiane.

Il Wwf aveva osservato come nel Testo Unico non emergesse con chiarezza e in modo organico quanto invece richiesto dalla Strategia Forestale Europea sulla tutela delle foreste e sul miglioramento dei servizi ecosistemici:
a) le foreste offrono servizi ecosistemici e un ricchissimo patrimonio di biodiversità e richiedono una maggiore protezione perché sono esposte a numerose pressioni, tra cui vengono menzionate la frammentazione degli habitat, la diffusione delle specie alloctone invasive, i cambiamenti climatici, la scarsità d’acqua, gli incendi, le tempeste e gli organismi nocivi;
b) la protezione delle foreste dovrebbe essere volta a preservare, migliorare e ripristinare la resilienza e multifunzionalità degli ecosistemi forestali come cuore pulsante dell’infrastruttura verde dell’Unione Europea che offre servizi ambientali e materie prime.

Sempre nella Strategia Forestale Europea si chiede agli stati membri, tra l’altro, di preservare e migliorare le superficie boschive al fine di garantire la protezione del suolo e una regolamentazione quantitativa e qualitativa delle acque, grazie a pratiche sostenibili; dare attuazione al Piano strategico per la biodiversità 2011-2020; rafforzare la conservazione del patrimonio genetico delle foreste (diversità delle specie arboree) e la diversità intraspecifica e all’interno delle popolazioni. Questioni su cui il Testo Unico delle Foreste non dà risposte sufficienti.

Infine il Wwf aveva sottolineato come, nella formazione del Testo Unico, ossia prima che il testo approdasse alle Camere, non ci fosse stato un momento partecipativo adeguatamente allargato e un confronto reale con i portatori di interessi generali, diversi da quelli particolari attinenti alla materia. Una maggiore partecipazione avrebbe consentito una migliore definizione degli obiettivi, aprendo così la strada ad una Strategia Forestale Nazionale capace di coniugare le fondamentali esigenze di tutela del patrimonio forestale con un suo utilizzo corretto e effettivamente sostenibile.

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