Turista violentata, si cerca un sesto uomo

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META. Non è ancora conclusa definitivamente l’inchiesta che ha portato in carcere i cinque presunti stupratori della turista 50enne. I riflettori, infatti, sono puntati sul dna di un sesto uomo rinvenuto nella stanza dell’hotel Alimuri di Meta dove si sarebbe consumata la violenza. Per il momento sono stati già arrestati gli ex dipendenti dell’albergo Fabio De Virgilio, Antonino Miniero, Gennaro Davide Gargiulo, Raffaele Regio e Francesco Ciro D’Antonio. A loro potrebbe presto aggiungersi anche quello che gli inquirenti identificano come “Uomo 4”, l’unico profilo genetico isolato nel locale dove si è verificato lo stupro, ma non ancora associato al suo titolare.

In base alla ricostruzione dei fatti la donna, nell’ottobre del 2016, dopo essere stata narcotizzata con l’ecstasy sciolta in un drink e poi abusata nei pressi della piscina da due barman della struttura ricettiva, è stata trascinata nell’alloggio del personale dove c’erano altri uomini ad attenderla, forse addirittura una decina.

“Ricordo che la stanza era buia, con una sola luce in fondo e molti lettini da campeggio – ha raccontato la vittima -. C’erano tra i sei e gli otto uomini seminudi; due di mezza età, invece, erano vestiti. Mi stavano aspettando”. Ed è qui che sarebbe stata nuovamente violentata dal branco.

Nella stanza i poliziotti del commissariato di Sorrento hanno sequestrato asciugamani, lenzuola e indumenti allo scopo di estrapolare il dna e confrontarlo con quello degli indagati. Dai test risultano tracce di quattro profili genetici maschili che vengono poi comparati con i campioni di saliva già prelevati ai sospettati. Attraverso questi esami emerge che il profilo “Uomo 1” è quello di Gargiulo, “Uomo 2” appartiene a Regio e “Uomo 3” viene associato a D’Antonio. “Uomo 4”, invece, non apparterrebbe a nessuno dei cinque indagati.

Investigatori e magistrati ritengono che potrebbe trattarsi del dna di un sesto stupratore o, comunque, di una persona che ha avuto un ruolo nella violenza sessuale di gruppo ai danni della turista. Ed è proprio per chiarire questo mistero che le indagini sono destinate a proseguire.

Altri dettagli utili potrebbero emergere anche da una nuova verifica dei dati ricavati da cellulari, computer e tablet sequestrati dalla polizia ai cinque arrestati. Anche se, a quanto sembra, l’operazione potrebbe rivelarsi particolarmente complessa. Infatti, come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere spiccata dal gip di Torre Annunziata, molte informazioni contenute nei telefonini di De Virgilio e Miniero sono state cancellate proprio mentre gli apparecchi si trovavano sotto sequestro e venivano analizzati del consulente tecnico nominato dalla Procura.

L’iPhone di De Virgilio è stato “inizializzato”, cioè riportato alle condizioni di fabbrica, attraverso il servizio “Trova il mio iPhone” che consente, a chi smarrisce il proprio smartphone, di localizzarlo eliminando tutti i dati presenti al suo interno: un’operazione che, secondo i magistrati, “è stata operata da chi conosceva le credenziali di accesso al dispositivo, cioè dal suo utilizzatore”. Stesso discorso per il cellulare di Miniero.

Nel frattempo, questa mattina i cinque uomini finiti sotto inchiesta potranno fornire la loro versione della vicenda. Assistiti dai rispettivi avvocati compariranno davanti al gip Emma Aufieri per l’interrogatorio di garanzia. Per loro sarà l’occasione di chiarire la dinamica dei fatti rispondendo alle domande del magistrato che, al termine del confronto, potrebbe anche decidere di revocare la custodia cautelare in carcere o di sostituirla con un’altra misura.

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