Pizzo sul salario delle operatrici della mensa scolastica

municipio Sant'Agnello

SANT’AGNELLO. La vicenda degli appalti pilotati nelle mense scolastiche sta aprendo scenari sempre più inquietanti. Ora viene fuori che le addette alla cucina che lavoravano nelle scuole di Sant’Agnello erano chiamate a restituire alla propria azienda, la Puliedil, parte dello stipendio. In caso contrario scattavano le minacce di licenziamento. Un giro di estorsione che vedeva in campo una collaboratrice della società alimentare titolare dell’appalto. Si tratta di Adriana D’Agostino, 41enne di Sorrento, da venerdì scorso agli arresti domiciliari.

La donna curava rapporti con il Comune ma lavorava in nero per conto della Puliedil: in caso di controlli veniva fatta passare per una nipote dei proprietari della ditta, i Summa. In tal modo riusciva anche a percepire ogni mese un’indennità di disoccupazione dall’Inps di circa 800 euro.

E’ la ricostruzione fatta dalla Procura della Repubblica di Napoli che all’alba di venerdì ha portato all’esecuzione di 17 misure cautelari per imprenditori, dirigenti pubblici ed ex amministratori (11 arresti, 3 divieti di dimora e 3 obblighi di firma). Tra questi, sotto accusa, ci sono proprio i Summa, titolari della Puliedil, che ha lavorato a Sant’Agnello già nell’anno scolastico 2011/2012, quello da cui è partita l’inchiesta e su cui spuntano elementi ancora più pesanti raccolti dai pubblici ministeri Henry John Woodcock, Celeste Carrano e Giuseppina Loreto.

I carabinieri stavano indagando da tempo sull’appalto di Sant’Agnello ed è per questo che, in un primo momento, la D’Agostino venne indicata come nipote dei Summa anche se nei fatti non c’era alcuna parentela. Un modo come un altro per giustificare la sua presenza se trovata al lavoro nella società di famiglia, con il compito, tra l’altro, di distribuire anche gli stipendi alle addette alla mensa con una busta ben sigillata.

Per i magistrati, è lei l’anello di congiunzione tra i Summa e l’affare Sant’Agnello, per il pressing sul comandante dei caschi bianchi, Aniello Gargiulo e la dipendente comunale, Giuseppina Aversa, indagati entrambi per turbativa d’asta perché, secondo i pm, nell’autunno 2012 tentarono di favorire l’aggiudicazione dell’appalto a un’altra ditta dei Summa, la Sistesi, che rispetto alla Puliedil non aveva i requisiti per vincere la gara.

Dal novembre 2011 all’ottobre 2013, la D’Agostino percepì anche l’indennità di disoccupazione Inps per una somma pari a 800 euro di media al mese. Ma da soggetto ufficialmente senza lavoro, coordinava il servizio di refezione da responsabile della struttura di Sant’Agnello, direttamente nelle scuole. Una figura chiave in tutta l’inchiesta che tentò – stando ai pm – di tenere sotto controllo la situazione quando arrivarono i carabinieri del Nas per alcune ispezioni. In un caso, addirittura, secondo i magistrati, venne avvertita in anticipo di un’ispezione direttamente dai Summa.

La tensione salì quando, tra fine 2012 e la primavera 2013, tardarono dei pagamenti dal Comune di Sant’Agnello. Tra le operatrici iniziarono i malumori e i carabinieri disposero lo stop alla refezione alla scuola Ciampa per la mancanza della licenza per la somministrazione di cibo e bevande. Si temette il peggio anche perché emerse il pizzo sugli stipendi delle lavoratrici. “Se non ti sta bene, trovati un altro lavoro” fu la minaccia subita da una dipendente di Puliedil, una 43enne di Sorrento, che quando venne ascoltata durante la fase iniziale delle indagini rivelò il retroscena. Lei percepiva 700 euro al mese lavorando come addetta nelle scuole di Sant’Agnello. Ma era anche costretta a rinunciare a parte dello stipendio in busta paga. Sullo statino c’era una cifra, ma di quel salario netto neanche l’ombra. Restituendo dunque all’impresa ogni mese almeno 80 euro. Un caso di estorsione ricostruito dai carabinieri e contestato proprio alla D’Agostino.

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