I dati che sanciscono il crollo del turismo a Sorrento, la ricetta per il rilancio dell’assessore regionale Casucci

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Non ci sono solo i dati dell’Istat a sancire il crollo del turismo in Campania e, di conseguenza, a Sorrento e dintorni così come in costiera amalfitana, a Capri e in tutte le principali località mete di viaggiatori. Nella nostra Regione, in base a quanto rilevato da Demoskopika in base ai primi 8 mesi del 2020, si rileva una contrazione del 43,5 per cento degli arrivi (circa un milione e 900mila in meno) e del 45,1 per cento per quanto riguarda le presenze (in calo di 7 milioni e 200mila).

Ma ci sono anche altri elementi allarmanti. Sono 88mila i lavoratori in meno impiegati nel comparto, mentre la spesa turistica totale ha subito una contrazione di 709 milioni di euro. Altri numeri che contribuiscono a rendere l’idea di come il settore dell’ospitalità in Campania abbia vissuto un anno difficile sono quelli degli arrivi all’aeroporto di Capodichino – il quinto scalo per movimentazione di passeggeri a livello nazionale – dove nei primi 6 mesi c’è stato un calo degli sbarchi del 72 per cento. Ancora peggio è andata al settore crocieristico rimasto praticamente fermo.

“Si tratta di dati molto preoccupanti – sottolinea l’assessore al Turismo della Campania, Felice Casucci al Mattino – però dobbiamo considerare che abbiamo subito una contrazione inferiore rispetto ad altre Regioni come il Veneto o il Lazio perché il nostro è soprattutto un turismo interno o di prossimità”. Come evidenzia lo stesso esponente della giunta De Luca per rendere l’idea del suo ragionamento nel 2019 le vacanze del cittadini campani all’interno della Regione e l’arrivo da territori limitrofi “hanno rappresentato un terzo del movimento totale”.

Un discorso che non vale per tutto il territorio. Basti guardare all’area che rappresenta la culla dell’ospitalità in Campania, quella tra la penisola sorrentina, l’isola di Capri e la costiera amalfitana. Si tratta di un territorio dove il trend è in calo di circa il 90 per cento rispetto al 2019.

Il caso emblematico è Sorrento, la località regina dell’accoglienza della Regione e non solo. Confrontando i dati relativi al periodo gennaio-ottobre degli ultimi due anni vediamo come negli alberghi si registri un forte calo delle presenze passate da 2.014.819 del 2019 ad appena 368.923 nel 2020, pari ad una flessione dell’81,69 per cento. Meno marcata la contrazione nelle strutture extralberghiere dove si passa da 721.371 a 207.691 con un meno 71,21 per cento. I numeri relativi a Sorrento certificano un crollo verticale del turismo estero considerato che da 2.445.535 presenze si è passati a 225.653 (-92,04% negli hotel e -87,08% nei b&b) compensato solo in minima parte dall’aumento di quello interno che da 290.655 è balzato a quota 350.961 (rispettivamente +14,82% e +32,88%).

Un altro dato eclatante? Gli scavi di Pompei nel 2019 hanno accolto 3.805.094 visitatori, e nel 2020 solo 563.963. E ancora. Sul Gran Cono del Vesuvio nel 2019 sono saliti 758.327 viaggiatori, e nell’anno appena concluso solo 108.091. Nell’altro sito archeologico della Campania, Ercolano, due anni fa si sono staccati 558.962 biglietti d’ingresso contro i 98.110 di quello scorso. “È vero – conferma Casucci – queste zone solo state particolarmente penalizzate dal fatto che richiamano principalmente flussi esteri. Per questo è importante pensare ad un turismo con modalità diverse”.

La Regione Campania, quindi, punta a variare ed ampliare l’offerta in vista della ripresa che potrebbe già arrivare durante la prossima estate quando si vedranno i primi risultati della campagna vaccinale iniziata nei giorni scorsi. “Bisogna proporre esperienze diverse – conferma Casucci – è necessario studiare nuove strategie per il rilancio delle aree interne e pensare ad un turismo costiero meno sovraffollato. Dobbiamo puntare in maniera decisa sulla vacanza attiva outdoor e sull’enogastronomia e, soprattutto, coprire il deficit digitale”.

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