Fedeli sul piede di guerra per vedere riconosciuto il diritto di eleggere i parroci

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META. I fedeli pronti a fare le barricate per difendere il diritto di patronato. È dal lontano 1207 che la comunità religiosa di Santa Maria del Lauro elegge direttamente il proprio parroco attraverso il voto. Un privilegio che il Codice di diritto canonico riconosce a sole 21 parrocchie in tutto il mondo, di cui nove in Italia e sette in penisola sorrentina, e che l’arcivescovo di Sorrento Francesco Alfano sembra intenzionato a cancellare. A far salire la tensione è arrivata la notizia della “messa in quiescenza” di don Gennaro Starita, il parroco di Meta eletto nella primavera del 1987, che ora ha compiuto 75 anni e si appresta ad abbandonare l’incarico per raggiunti limiti d’età. Il sacerdote ha già ricevuto la telefonata di monsignor Alfano che lo ha invitato a rassegnare le dimissioni.

I fedeli, pertanto, sono già in fibrillazione, soprattutto in considerazione del fatto che, dal 2007, la Curia sorrentino-stabiese preferisce sostituire il parroco uscente con un amministratore parrocchiale anziché ricorrere alle urne: niente voti e campagna elettorale, spazio a un sacerdote “facente funzioni” che ha gli stessi poteri di un parroco. I residenti, però, non ci stanno e reclamano la possibilità di eleggere il proprio pastore che la tradizione vuole nato e battezzato a Meta. “Il diritto di patronato è una delle tradizioni più antiche della nostra terra e intendiamo difenderla – spiega Raffaele Di Palma, uno dei fedeli più attivi su questo fronte – abbiamo chiesto udienza a monsignor Alfano per spiegargli le nostre ragioni e capire le sue intenzioni”.

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Nel frattempo le polemiche montano anche a Piano di Sorrento. La chiesa patronale di San Michele Arcangelo è retta dal 2006 da don Pasquale Irolla in veste di amministratore parrocchiale in sostituzione di don Arturo Aiello, eletto parroco nel 1992, poi ordinato vescovo della diocesi di Teano-Calvi. Stesso discorso che vale per il rione Mortora, dove don Francesco Iaccarino amministra la chiesa di Santa Maria di Galatea dopo l’addio a don Mattia Maresca. Quindi elezioni in soffitta e fedeli sul piede di guerra. Ecco perché il malcontento dilaga anche sul web: sono centinaia gli internauti pronti a tutto pur di far valere il loro diritto di scegliere liberamente la propria guida spirituale. Su Facebook è nato persino un gruppo per difendere il diritto di patronato in penisola sorrentina. I fedeli di Meta e di Piano di Sorrento, quindi, hanno dato vita a un comitato spontaneo con un preciso obiettivo: salvaguardare l’antica tradizione del diritto di patronato.

In costiera sono altre quattro le parrocchie “estaurite”. A Piano di Sorrento quella della Santissima Trinità, l’ultima nella quale i fedeli sono andati alle urne per eleggere don Marino De Rosa; a Sant’Agnello quella di Santa Maria delle Grazie di Trasaella, retta da don Fabio Savarese, e quella dei Santi Prisco ed Agnello, dove nel 1998 i fedeli elessero don Natale Pane; a Sorrento quella di Santa Maria di Casarlano, con don Giovanni Ferraro in veste di amministratore parrocchiale.

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Intanto monsignor Alfano preferisce evitare commenti. Negli uffici della Curia, infatti, è ancora vivo il ricordo della tensione che, nel 2007, accompagnò l’elezione del parroco della chiesa della Trinità di Piano di Sorrento: una campagna elettorale a colpi di manifesti e lettere al vetriolo, al termine della quale don Marino De Rosa la spuntò per pochi voti su don Marco Scolari. Circostanza che spinse l’allora arcivescovo Felice Cece a optare per gli amministratori parrocchiali invece di ricorrere all’elezione diretta dei parroci. Ora si attende di sapere cosa farà il suo successore davanti alle proteste dei fedeli.

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