Abusi di necessità, De Luca punta a salvarli dalle ruspe

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“Anche senza la legge nazionale, che avrebbe dovuto dare un ordine di priorità agli abbattimenti, noi andremo avanti per affrontare il problema in Campania”. È la linea del governatore Vincenzo De Luca, per salvare dalle ruspe gli abusi di necessità. Obiettivo ribadito dal suo consigliere per il governo del territorio Umberto Siola, che riepiloga quanto già annunciato durante la campagna elettorale dal governatore. “La Regione vuole sistemare le pratiche pendenti, non certo fare un nuovo condono – precisa -. E per questo, è aperto il dialogo con la Soprintendenza e gli altri enti. Per individuare, appunto, criteri condivisi che consentano di sistemare le pratiche rimaste in sospeso, nei termini possibili”.

Nell’ambito regionale, infatti, oltre alle 70mila ordinanze di demolizione, si contano più 300mila abusi dichiarati e mai regolarizzati, nonostante siano al vaglio di uffici e commissioni ormai da anni. La procedura è stata infatti sbloccata attraverso una norma contenuta nel collegato alla Finanziaria approvato dal Consiglio regionale il 31 luglio 2014 e “blindata” dall’allora Giunta Caldoro.

In pratica, sono stati riaperti (e poi prorogati ulteriormente, per l’esame delle pratiche) i termini per la definizione delle domande di sanatoria in Campania, fascicoli che risalgono a 20 e 30 anni fa: ex condoni 1985 e 1994. Via libera alla sanatoria con procedure semplificate se l’abuso non è stato commesso in aree a inedificabilità assoluta e con vincoli imposti prima dell’anno del condono.

Ma il provvedimento, che ha retto davanti ai giudici, nonostante i ricorsi di ambientalisti e opposizioni, evidentemente non basta a chiudere il caso. Secondo una stima dell’Ordine degli architetti di Napoli, le oltre 300mila richieste di condono già presentate consentirebbero ai Comuni di incassare gli oneri accessori, l’operazione potrebbe anche rimettere in moto un indotto dal valore di un miliardo di euro, “ma tutto procede a rilento perché un parere negativo di Soprintendenza o altri enti per la tutela equivarrebbe a una bocciatura senza appello”, spiega l’ex presidente dell’Ordine, Salvatore Visone, che ha elaborato il rapporto. “Per questo, la situazione è complicata”. Sempre secondo l’Ordine, si contano almeno centomila immobili da completare.

Significa che un abitante su cinque, in media, avrebbe una pratica aperta. Orientativamente, l’80 per cento riguarda residenze, il 20 per cento manufatti destinati ad attività produttive.

Legambiente evidenzia i rischi del mattone selvaggio e stima che 60mila case abusive (9 milioni di metri cubi) solo negli ultimi dieci anni sono state realizzate in Campania. La Regione, nella classifica nazionale dei reati legati al ciclo del cemento, e la provincia di Napoli, hanno un triste primato.

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