Una città che si muove con i ritmi frenetici imposti dal turismo, ma che non trascura chi ha qualche anno in più. Sorrento è una località che può vantare una vocazione all’accoglienza unica al mondo, tanto da potersi fregiare del titolo di capitale dell’ospitalità del Mezzogiorno d’Italia. E se l’obiettivo degli imprenditori è quello di mettere a proprio agio gli ospiti che arrivano da ogni parte del globo, è il terzo settore, in larga parte, a preoccuparsi degli anziani che questa terra la vivono da sempre.

L’ala del soggiorno Sant’Antonio prima dei lavori
Un contesto che vede emergere una realtà che rappresenta un vanto per la città e l’intera penisola sorrentina: il soggiorno Sant’Antonio. Struttura gestita da una fondazione presieduta da monsignor Francesco Alfano, vescovo dell’arcidiocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia, affiancato dal consiglio di amministrazione composto da Michele Bernardo, che svolge il ruolo di vice presidente, e poi dai consiglieri Orlando Ercolano, Antonino Fiorentino e Adele Manzo. L’amministratore delegato è il sacerdote della parrocchia di Santa Lucia, don Franco Maresca, mentre il segretario è Diodato Morvillo. A nominare i componenti il cda, come vuole lo statuto, sono l’arcivescovo ed il sindaco di Sorrento.
Istituzione che oggi gestisce quello che nel 1886 nacque come “Ospizio dei vecchi poveri di ambo i sessi inabili al lavoro” per volontà dell’allora prelato, Giuseppe Giustiniani. A prendersi cura delle persone che soggiornano presso la casa di riposo sono, fin dal lontano 1889, sono le suore della congregazione “Boccone del povero”, ordine fondato a Palermo nel 1880. Monache oggi affiancate da un gruppo di preparati operatori sociosanitari.

Il soggiorno Sant’Antonio accoglie 50 anziani, autonomi o semiautonomi, ospitati in stanze singole e doppie. La retta è in linea con quella della maggior parte delle case di riposo: 1.100 euro a persona per la camera condivisa e 1.300 euro in caso di sistemazione autonoma. Per tutti a disposizione ci sono i servizi di ristorazione, lavanderia, assistenza sanitaria e attività di animazione, oltre ad ampi spazi per la socialità.
E da oggi l’offerta aumenta. Ieri mattina è stata presentata la nuova ala del soggiorno Sant’Antonio che negli ultimi mesi è stata oggetto di un accurato intervento di restyling a cura della Aga Costruzioni di Giuseppe Arpino, ditta specializzata proprio nel recupero di immobili. E qui il lavoro è stato eseguito a regola d’arte riuscendo a realizzare nuove stanze per ulteriori 15 ospiti. Ma c’è anche una sala multimediale, una palestra ed uno spazio dedicato agli hobby dove gli ospiti possono condividere le proprie passioni.

Intervento costato 800mila euro. “Risorse che – mette in chiaro il vice presidente Bernardo – sono frutto di una oculata gestione della struttura”. Attenzione ai conti che è motivo di vanto per il cda che può contare, oltre che sulle entrate garantite dalle rette, anche sui proventi dei canoni di locazione di alcuni immobili che fanno parte del patrimonio dell’ente. Ci sono anche le donazioni di diverse istituzioni ed associazioni.
All’evento di ieri per la presentazione dei nuovi spazi, moderato dal giornalista del Mattino, Antonino Pane, presenti l’arcivescovo Alfano, l’ad Maresca, il cda e rappresentanti della società civile. “Oggi viene restituita alla città una struttura all’avanguardia – ha detto Pane nell’introdurre gli interventi -. Una casa per gli anziani che qui vengono accuditi al meglio grazie alla linea dell’attenzione dettata oggi da don Franco e prima di lui dal compianto don Gabriele Russo”.

Monsignor Alfano ha ricordato come l’obiettivo degli operatori del soggiorno Sant’Antonio è quello “di non far venir meno la forza interiore degli ospiti perché possano guardare con fiducia al futuro”. Lo stesso arcivescovo ha anche ribadito come “la città e la Chiesa devono avere a cuore la cura degli anziani”, chiarendo anche che “la struttura è aperta a tutti”.
Don Franco Maresca, nell’annunciare che “grazie ai nuovi posti letto sarà possibile smaltire la lunga lista di attesa”, ha aggiunto che “l’immobile dispone di ulteriori spazi che vorremmo destinare all’accoglienza dei senza fissa dimora e per questo siamo in attesa delle necessarie autorizzazioni da parte degli enti preposti”. Un nuovo tassello che conferma l’attenzione per la parte più fragile della popolazione.





