Sorrento. J’accuse di don Patriciello contro la corruzione in città

Don Maurizio Patriciello, il parroco anticlan di Caivano, è da sempre un amico di Sorrento. Nel corso degli anni è stato molte volte in costiera per portare la sua testimonianza dell’impegno per il contrasto alla camorra ed alla criminalità organizzata e per sradicare lo spaccio di droga dal Parco Verde. Ora interviene in merito alla vicenda della corruzione a Sorrento che ha portato a numerosi arresti tra i politici locali, funzionari comunali e imprenditori.

Ecco il suo messaggio:

Sorrento non è solo un luogo, è un sogno. Dici “Sorrento” e, immediatamente, ti passano davanti le indimenticabili scene del film diretto da Dino Risi “Pane, amore e…” con Vittorio De Sica e Sophia Loren. Dici “Sorrento” e ti ritrovi a canticchiare un motivetto di una delle tante canzoni che l’hanno immortalata.
Sorrento è bellezza, è mare, freschezza, colori, svago, divertimento, arte, musica, nostalgia. Chi ci è stato almeno una volta ci vuole ritornare. Chi non ha goduto ancora di questo privilegio, almeno per una volta, desidera arrivarci.
Sorrento è una città accogliente, dolce, unica, vanitosa, irripetibile, inimitabile, uno di quei luoghi baciati da Dio che non può appartenere solamente a un popolo ma a tutti gli amanti della pace e del bello.
Cosa che non dispiace affatto, ma, al contrario, riempie di orgoglio i suoi abitanti, coscienti di dover allargare le braccia perché tutti possano godere delle sue acque cristalline, del panorama mozzafiato che guarda Napoli senza provarne invidia, del profumo dei suoi limoni, del clima mite anche a Capodanno.
Beato chi a Sorrento vi è nato, a Sorrento vive, a Sorrento lavora, a Sorrento può permettersi di andare in vacanza o, almeno, a gustare un gelato. Fortunato, e più che fortunato, chi Sorrento ha avuto, negli anni, il privilegio di governare, per renderla più bella, più attraente, più solidale e cosmopolita.
Purtroppo, in questi giorni, la “nostra” Sorrento ha dovuto arrossire il volto per la vergogna. Almeno sedici uomini, tra cui il primo cittadino, quello che indossa la fascia tricolore, sono accusati di aver incassato tangenti al punto da creare un vero e proprio “Sistema Sorrento”. Che vergogna!
Tutto il mondo ha dovuto sapere che a Sorrento, gioiellino incastrato nella penisola sorrentina, a sua volta incastrata tra i golfi di Napoli e Salerno, queste persone si sono lasciate ammaliare dal fetore del denaro illecito, del guadagno disonesto, dei soldi incassati rovinando la vita agli altri. Siamo avvezzi a queste cose, negli stessi giorni, a Torre Annunziata e a Caivano sono stati arrestati diversi camorristi, dediti alle estorsioni. Estorsione: solo il termine fa venire il voltastomaco.
Tu lavori per portare il pane a casa, facendo salti mortali per pagare gli operai, far fronte alle tasse e alla concorrenza? “Loro”, i camorristi, arrivano e pretendono il “pizzo”, una ulteriore tassa, con la quale vestire i figli con abiti firmati, decorarli con massicce collane d’oro pacchiane, mandarli in vacanza su spiagge lontane con il portafoglio gonfio. Loro si divertono e tu paghi. Loro dormono e tu sudi.
Loro se ne stanno sdraiati sulle spiagge da giugno a settembre e tu attendi la metà di agosto per permetterti una settimana di svago. E se non paghi? Loro minacciano, intimidiscono, picchiano, uccidono. Questi sono i camorristi, nemici del nostro popolo, della nostra terra. Nemici nostri e di tutti gli italiani onesti. Da questa zavorra ci dobbiamo liberare. E per farlo occorre essere uniti. Solo stando insieme possiamo sperare di estirpare la gramigna maledetta.
Dobbiamo collaborare con le istituzioni, i ricattati devono trovare il coraggio di denunciare. Lo so, non sempre è facile. Loro sono vigliacchi, se non possono colpire te, colpiscono tuo figlio. Lo sappiamo tutti, la camorra si nutre di questo pane avvelenato e velenoso.
La camorra, ho detto. Ma gli uomini finiti in manette a Sorrento non erano camorristi. Erano imprenditori, politici, professionisti, persone di cui fidarci, eppure hanno agito come dei veri e propri camorristi. Anzi, peggio. Perché dai camorristi possiamo anche difenderci, sappiamo chi sono, come agiscono. Ma da un uomo che indossa la fascia tricolore come faccio a difendermi?
Peggio della camorra c’è la corruzione. Sorrento, cara, cara Sorrento, non sei tu a doverti vergognare davanti al mondo che ti ha amata e ti ama, ma gli uomini – chiunque siano – indegni di te, che hanno usurpato il tuo nome per riempire le loro tasche.
Non arrenderti. Non venire meno alla tua vocazione. Continua a cantare, a farti bella, a essere orgogliosa della tua gente, del tuo mare. Continua, ti prego, a farci sognare. A presto. Maurizio Patriciello.

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