SORRENTO. Qualcosa è cambiato nel mondo dello spaccio in penisola sorrentina. Stando agli ultimi fermi e alle ultime scoperte fatte dalle forze dell’ordine, il legame tra i proprietari terrieri e gli spacciatori è sempre più stretto e articolato. Circumvesuviana, Aliscafi, auto o scooter sono diventati mezzi di trasporto troppo pericolosi. Posti di blocco, cani antidroga e telecamere di videosorveglianza hanno imposto ai pusher di cambiare metodo: se Maometto non va alla montagna è la montagna che va da Maometto. In pratica se è diventato troppo pericoloso raggiungere l’hinterland per comprare la droga, perché non produrla in casa nostra come fanno sulle colline di Faito.
Basta trovare dei contadini disposti a chiudere un occhio in cambio di una bella fetta del guadagno e il gioco è fatto. In più proprietari dei fondi per sentirsi completamente al sicuro cercano delle zone che siano al confine con i loro terreni, magari in posti del tutto abbandonati e praticamente introvabili e creano delle vere e proprie serre all’aperto. Piantagioni che possono produrre anche 50 chili di marijuana. Quando la droga è pronta per la vendita gli spacciatori si recano sulle colline, caricano le auto o i furgoni e si dirigono verso i centro cittadini, dove piazzare la marijuana è un gioco da ragazzi. Costi e rischio sono così ridotti al minimo, ed in più la droga è fatta in casa, quindi maggiormente controllata e di migliore qualità.
In sostanza è questo il filone d’inchiesta che gli uomini del vice questore Antonio Vinciguerra stanno cercando di portare avanti. Il ritrovamento dei 13 chilogrammi di erba nel casolare di Torca ha certamente aperto gli occhi alla polizia, che ora sta studiando un piano di interventi per scovare le piantagioni di droga nascoste nelle colline di Sorrento.