Ciro Immobile, da Sorrento alla Nazionale: una notte per entrare nella storia

Mario-Balotelli-e-Ciro-Immobile

SORRENTO. La favola del bimbo biondo di via Castello a Torre Annunziata, che alle 18 entrerà, per la prima volta da titolare, sul tappeto verde di Brasile 2014. Novanta minuti nei quali il mondo ti guarda. Gambe che tremano, cuore che batte. Quella notte che sogni per una vita intera, stringendo la mano sotto il cuscino: una notte da dentro o fuori.

Partito dal Campo Italia di Sorrento tra qualche ora scenderà in campo con la maglia della Nazionale italiana. In tasca un contratto che lo lega al Borussia e alle spalle una stagione da record, in cui è servito il pallottoliere per seguirlo.

Lunga è la strada da Torre Annunziata al Mondiale in Brasile. Il primo chilometro nel 2007. Ciro gioca negli Allievi del Sorrento e viene intercettato dal radar di Massimo Filardi, osservatore della Juve per il Sud. Filardi è un ex terzino del Napoli “maradoniano”. In campo ha fatto coppia con Ciro Ferrara, che nel fatale 2007 è a capo del settore giovanile della Juve. “Filardi – racconta Ferrara – mi telefonò per segnalare un ragazzo che nel Sorrento segnava caterve di gol. Mandammo osservatori: relazioni tutte positive. Mi mossi io stesso e in lui vidi la scintilla della determinazione feroce. Acquistavamo i giovani con la formula del premio di valorizzazione.

Per Immobile ottenni da Alessio Secco (all’epoca d.s. bianconero, ndr) il permesso di fare un’eccezione e di sforare il budget. Alessio mi chiese di tirare sul prezzo: il presidente del Sorrento voleva 130 mila euro e chiudemmo a 90.000. Considerato che la Juve ha ricavato circa 10 milioni di euro dalla cessione al Borussia della sua metà di Ciro, direi che a bilancio è stata iscritta una bella plusvalenza”.

Non è tutto, Ferrara da allenatore della Juve fece debuttare Immobile in Europa: “Contro il Bordeaux in Champions, nell’autunno del 2009”. Dentro Ciro e fuori Del Piero, un cambio “generazionale”. Ferrara traccia il profilo tecnico: “La sua dote migliore è lo smarcamento, conosce alla perfezione i movimenti dell’attaccante, la profondità è il suo habitat. Per me è la prima punta ideale di un 4-3-3. Ha un’enorme voglia di arrivare, lo capisci da come si allena e da come lotta in partita. Ho il rammarico di non averlo convocato nella mia prima fase all’Under 21: gli preferii Borini, Paloschi e Gabbiadini, che all’epoca erano già operativi in Serie A”.

 

La curiosità: Ciro vive per la famiglia. Ha preso il numero 17 perché sua moglie Jessica è nata il giorno 17: l’amore è più forte della scaramanzia. Sulla scarpa destra ha fatto incidere il nome della figlia Michela, sulla sinistra Jessica. Suo fratello Luigi, informatico, lavora alla gestione dei profili Twitter e Facebook di Ciro.

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