Valzer di parroci nella diocesi di Sorrento-Castellammare, non mancano le polemiche

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SORRENTO. L’annuncio ufficiale è apparso sul sito della diocesi, ma sono stati gli stessi sacerdoti interessati dagli avvicendamenti che hanno avvisato le rispettive comunità dell’imminente cambio di guida pastorale. Comunicazioni avvenute nel corso delle funzioni di domenica scorsa, 22 settembre.

L’arcivescovo Francesco Alfano ha disposto i seguenti movimenti: Don Marino De Rosa diventa parroco della parrocchia Santa Sofia vedova ad Anacapri, mentre don Antonio Parlato prenderà il suo posto presso la parrocchia Santissima Trinità a Piano di Sorrento assumendo l’incarico di amministratore parrocchiale.

Per quanto riguarda l’area stabiese, invece, don Luigi Milano è il nuovo parroco della parrocchia Maria Santissima del Carmine a Castellammare di Stabia e don Paolo Anastasio guiderà la comunità parrocchiale San Leone II a Gragnano.

Ma è soprattutto l’avvicendamento a Trinità, frazione di Piano di Sorrento, che sta creando forti polemiche tra i fedeli. Don Marino De Rosa, infatti, era l’ultimo parroco eletto ancora in carica in costiera sorrentina. Nell’area della penisola sono 7 le parrocchie che godono del diritto di patronato, ossia la possibilità per i fedeli di eleggere il propio parroco.

Si tratta di Santa Maria del Lauro, a Meta; San Michele Arcangelo, Trinità e Mortora, a Piano di Sorrento; Trasaella e Santi Prisco e Agnello, a Sant’Agnello; Casarlano, a Sorrento. Già nei giorni scorsi il vescovo Alfano aveva nominato amministratore parrocchiale di Casarlano don Enzo Meglio, quindi evitando di indire elezioni. Cosa accaduta negli ultimi anni in tutte le parrocchie che godono del diritto di patronato con un’unica eccezione, proprio la Santissima Trinità.

Don Marino, infatti, eletto nel 2007, era l’ultimo dei parroci scelti dal popolo ancora in carica in penisola sorrentina. Ora, però, il suo trasferimento con l’arrivo di don Antonio in veste di amministratore parrocchiale provoca nuove polemiche da parte di quanti ritengono che un diritto esercitato da ben 800 anni non possa essere accantonato. C’è chi come Domenico Cinque propone come ritorsione di colpire la chiesa nei suoi interessi economici con lo stop all’otto per mille, alle offerte ed ai contributi dei comuni.

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