Un appello per salvare i limoneti delle due costiere

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Salviamo i limoneti della costiera amalfitana e della penisola sorrentina. L’appello dello “Sportello dei diritti”: a rischio idrogeologico la splendida Costiera Amalfitana, Patrimonio dell’Umanità. Gli agrumeti patrimonio storico della famiglia da generazioni vengono abbandonati, lasciati incustoditi dagli agricoltori più anziani assediati dalla concorrenza estera e dalle importazioni a basso costo. I geologi avvertono: ” la costiera amalfitana potrebbe perdersi per sempre senza un intervento urgente”

L’incantevole litorale di Amalfi è da tempo dimostrato che è una fonte di ispirazione per artisti e autori allo stesso modo, ma ora rischia di essere sradicato per sempre, sbriciolandosi in mare, a seguito di un abbandono dei famosi limoneti della regione e i crescenti effetti del cambiamento climatico. Per secoli, le famose terrazze di limoni di Amalfi, cresciuti in montagna e protetti da muri in pietra a secco, sono stati mantenuti da un gruppo qualificato noto nel mondo come i “flying farmers”, i “contadini volanti “, che scalano le vette scoscese per visitare gli agrumeti. Ma la concorrenza estera e le importazioni a basso costo, hanno di conseguenza abbassato i prezzi a tal punto che gli agricoltori di Amalfi sono stati costretti ad abbandonare i fondi di proprietà delle loro famiglie da generazioni.

Da anni ormai si sta chiedendo di intervenire: i pochi terrazzamenti che sono rimasti intatti in costiera amalfitana rischiano di crollare con un conseguente rischio idrogeologico. Da qui il grido di allarme dei geologi che avvertono: città come Positano potrebbero sgretolarsi e scomparire in mare a causa del calo dei terrazzamenti di limoni della regione e dei crescenti effetti dei cambiamenti climatici. In molti territori italiani costieri o vallivi, la coscienza, acquisita nei secoli, dell’elevato rischio di dissesto, ha prodotto un sistema di difesa del territorio che ne ha profondamente influenzato il paesaggio e la storia socio-economica: il sistema dei terrazzamenti. I migliori esempi si riscontrano proprio in costiera amalfitana dove hanno contribuito a definire paesaggi tra i più suggestivi del mondo.

I terrazzamenti sono una sistemazione idraulico-agraria adatta a terreni declivi; essi rappresentano l’unica soluzione idonea a rendere coltivabili territori altrimenti impervi e improduttivi. Elemento chiave del sistema è quindi il “muro a secco” che sostiene il terrapieno; in costiera amalfitana è detto “macerina” ed è eretto utilizzando pietrame di risulta dalla sistemazione stessa dei terreni e, in qualche caso, dallo scavo della pendice rocciosa. I terrazzamenti, in altre parole, trasformano un pendio acclive in una sequenza di ripiani gradonati coltivabili, le “terrazze” appunto. I ripiani sono poi integrati con altre strutture, in particolare canali di sgrondo e cisterne di raccolta, realizzati ancora con pietrame di risulta.

La caratteristica saliente del muro a secco è proprio la permeabilità all’acqua che consente alla terrazza di invasare considerevoli quantità di acqua piovana e di smaltire in maniera controllata quella in eccesso che, convogliata nelle cisterne, diviene una preziosa scorta da usare per fini irrigui. Da opere di sistemazione idraulico-agraria, quindi, i terrazzamenti assurgono alla dignità di vero e proprio sistema ambientale, che nasce per la gestione ecocompatibile della attività agrarie (in un’epoca in cui questo termine era ben lungi dall’assumere significato). La loro realizzazione sui versanti collinari e montani non solo ha consentito di ricavare superfici coltivabili in ambienti naturali altrimenti impossibili, ma anche favorito il governo delle acque piovane, regimentandone lo scorrimento superficiale, conferendo stabilità e riducendo l’erosione naturale dei versanti; in tal modo ha contribuito in maniera determinante all’equilibrio ambientale ed alla salvaguardia dei territori.

Il loro abbandono, con la conseguente sospensione delle normali pratiche agricole, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, determinerebbe il prevalere delle dinamiche naturali con l’effetto che il dilavamento delle acque, non più controllate, crei, in successione, instabilità, frane, degrado ambientale con ripercussioni sulla stessa identità paesistica del territorio.

Ora i geologi d’Italia hanno lanciato l’allarme e messo in guardia dei rischi per il Paese che si hanno di perdere questo paesaggio Patrimonio dell’umanità. In una riunione hanno stimato il rischio di frane in costiera amalfitana che è ora pari all’ 88 per cento, mentre per Minori e Maiori, è pari al 77 per cento.

Le qualità estetiche di questi interventi, la bellezza dei materiali utilizzati e la razionalità delle architetture e degli spazi, creano una relazione organica, inscindibile con il paesaggio delle antiche città sorte in questi stessi luoghi. In costiera amalfitana gli insediamenti abitativi si sono sviluppati secondo la medesima logica delle sistemazioni agrarie, definendo un modello unico nel suo genere di integrazione tra paesaggio agricolo e paesaggio urbano: l’abitato di Positano ne è l’esemplificazione forse meglio riuscita.

I terrazzamenti sono il più forte marcatore del paesaggio di questo lembo di costa, che, a sua volta, ne rappresenta il patrimonio più ingente, insieme a quello artistico. Un paesaggio fortemente antropizzato, quindi un paesaggio culturale poiché le opere che lo caratterizzano costituiscono la cristallizzazione delle conoscenze dei suoi abitanti, il segno profondo della relazione tra il territorio e suoi abitatori. Pertanto sono indispensabili urgenti interventi per il ripristino, il recupero, la manutenzione e la salvaguardia degli agrumeti caratteristici del territorio insulare e delle fasce costiere di particolare pregio paesaggistico e a rischio di dissesto idrogeologico. Questi agrumeti infatti, vengono via via lasciati incustoditi dagli agricoltori più anziani.

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