Il drone della zona collinare continua a svolazzare liberamente, mentre viene approvato il regolamento che disciplina la materia -Guarda Video-

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SORRENTO. Stamane un nostro lettore ci ha inviato un video del drone che da circa un mese sta mettendo in allerta i cittadini della zona collinare della città del Tasso. Lo scorso 22 aprile segnalammo la presenza del velivolo con un articolo che suscitò parecchio scalpore tra i cittadini, preoccupati dal fatto che il drone fosse munito di una telecamera “GoPro”, e che quindi potesse invadere la privacy delle abitazioni circostanti.

Una situazione complicata perché nessuno effettivamente conosceva bene normativa che disciplina il volo di questi velivoli. Detto fatto, dal 29 aprile scorso, è in vigore il regolamento che disciplina l’uso dei robot alati nel nostro Paese, messo a punto dall’Ente nazionale dell’aviazione civile (Enac). Una norma fondamentale perché inizia a far luce sul “Far West” che finora ha caratterizzato il settore.

Fino a tre giorni fa, chiunque impiegasse un drone per trarre un profitto lo faceva in quella che l’Enac stessa ha definito “una zona grigia che sfociava nell’illegalità”. Fino al 29 aprile, infatti, era in vigore il codice della navigazione, secondo cui poteva svolgere lavoro aereo soltanto chi possedeva una licenza di tipo aeronautico. E la stragrande maggioranza degli operatori non ce l’ha. Come supponiamo che non la possieda nemmeno il proprietario del drone in questione.

Il nuovo regolamento semplifica molto la faccenda. Per lavorare con i droni serve una certificazione. A seconda del peso cambiano però i requisiti. L’Enac ha individuato lo spartiacque dei 25 chili. Al di sopra di questa soglia, si pensa che i droni siano soprattutto prodotti industriali. Al di sotto, invece, si ritiene che si possa trattare di un pezzo unico, magari costruito artigianalmente dalla stessa persona che poi lo impiega.

Per i droni sopra i 25 chili è Enac a rilasciare l’autorizzazione: il mezzo deve avere un manuale di volo e uno delle operazioni, deve essere stato sperimentato, deve avere alle spalle un’organizzazione strutturata. Più semplice la trafila sotto i 25 chili: l’operatore si autocertifica. In pratica, attesta di possedere i requisiti richiesti.

Per scongiurare situazioni pericolose, il regolamento distingue tra operazioni non critiche e operazioni critiche. Con le prime s’intendono voli in aree disabitate o su campi agricoli, dove non c’è rischio per cose o persone e comunque a non più di 70 metri d’altezza e 200 metri di raggio. Le seconde sono invece svolte su zone affollate, come piazze, concerti, stadi, a un raggio massimo di 500 metri e tra i 70 e i 150 metri di altezza.

Inoltre per poter utilizzare un drone occorre dimostrare di aver condotto un addestramento per lo specifico velivolo, in più, per il pilota, serve un certificato medico di tipo aeronautico, nonché una visita medica sportiva.

Il nuovo regolamento impone l’obbligo di assicurare il velivolo. Ma qui inizia a cascare l’asino. Molti operatori affermano di aver già assicurato il drone e pretendono che la polizza continui a essere valida. Doccia fredda: i proprietari di un drone dovranno ristipulare la polizza sulla base del nuovo regolamento.

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