SORRENTO. I primi calci ad un pallone li ha dati mentre correva per le strade di Torre Annunziata, la sua città natale. Poi nel 2002 l’arrivo a Sorrento. Era un ragazzo biondino, un po’ timido, ma con uno spietato senso del gol, raccontano i suoi compagni di allora.
Che fosse un predestinato lo si capiva già da ragazzino. Con la casacca rossonera fece caterve di gol richiamando su di se l’attenzione della Juventus, che dal settore giovanile del Sorrento aveva da poco preso Mirante. A Torino, Ciro guardava ed imparava. Poi l’arrivo a Siena dove giocava poco, ma raccontano i compagni “si allenava fino a tarda notte”. L’anno dopo a Grosseto giocò 16 partite siglando un solo gol. Ma Immobile stava maturando ed aveva solo bisogno di qualcuno che credesse in lui: ed ecco Zeman. Trentasette partite e 28 gol. Lui, Insigne e Verratti all’epoca non sapevano che presto sarebbero diventati i tre pilastri della nazionale italiana. Tre fenomeni che crearono, con tutta probabilità, una delle squadre più forti mai viste in serie B. Ciro cresce a pane e gol. A Genoa, l’anno dopo, ci mette un po per capire il salto in serie A. Poi Torino e la definitiva consacrazione con tanto di titolo di capocannoniere: 22 gol in 33 partite.
Poi in estete l’arrivo al Borussia Dortmund, una squadra che di campioni se ne intende. Ciro fa quello che sa fare meglio: gol contro l’Arsenal nella prima notte di Champions e secondo gol ieri sera sul campo dell’Anderlecht.
Una rete lampo, visto che quello di Immobile è il secondo più veloce della storia del Borussia in Champions. Primo in classifica resta Andreas Möller che nel 1995 realizzò una rete contro la Juventus dopo appena 37 secondi.