Continuano gli appuntamenti di “Surriento Gentile”, la manifestazione, diretta da Marisa Laurito, che fino 30 dicembre sta trasformando l’iconica cittadina, famosa in tutto il mondo, in un palcoscenico all’aperto di arte e cultura, celebrando la gentilezza e l’ospitalità del popolo sorrentino.
L’iniziativa, promossa da Fondazione Sorrento, Federalberghi Penisola Sorrentina, Confcommercio Sorrento, Associazione Agenti di Viaggio Penisola Sorrentina e Associazione Ristoratori Sorrentini, attraverso musica, poesia, teatro, conferenze, mostre d’arte e cartoni animati per i bambini, sta animando i quartieri e i luoghi più suggestivi della città.
“Surriento Gentile” entra nel vivo, venerdì 12 dicembre, quando il Teatro Tasso, alle ore 21, accoglierà il concerto “Mo vene Natale-omaggio alla canzone umoristica” di Lorenzo Hengeller, accompagnato dal sax alto di Enzo Anastasio. Il “canta pianista” napoletano che fonde la tradizione italiana con jazz e swing, noto per il suo approccio musicale eclettico, ha collaborato con artisti come Stefano Bollani e contribuito a importanti progetti musicali, teatrali e televisivi.
Sabato 13 dicembre si svolgerà “C’era una Volta”, un percorso itinerante, tra chiese storiche e palazzi del centro, dove cinque attrici – Fiorenza Calogero, Antonella Stefanucci, Rosaria De Cicco, Annamaria Colasanto e Francesca Colapietro – racconteranno, davanti a un braciere acceso, favole per adulti e bambini, offrendo un affascinante viaggio nella tradizione; per i più grandi degustazioni di vin brulé.
La manifestazione proseguirà domenica 14 dicembre: sarà Tullio De Piscopo nel concerto “I colori della musica – Live tour 2025” a portare la sua musica, alle ore 21 al Teatro Tasso, uno spettacolo che sta registrando grande successo in Italia e all’estero. Un appuntamento particolarmente sentito dall’artista, che descrive la data sorrentina come “un ritorno a casa”, in una città che lo emoziona ogni volta e dove ritroverà amici e sostenitori di lunga data.
De Piscopo accoglie pienamente il messaggio della manifestazione di Sorrento: “La gentilezza è un ritmo, un tempo che ti permette di incontrare davvero gli altri. La gentilezza è educazione. Essere gentili significa dare spazio all’altro, farlo entrare nella tua melodia e questa città lo sa fare meglio di tante altre”, dice Tullio.
Lo show racconta la sua storia artistica attraverso una tavolozza di colori simbolici: il blu del blues, radice profonda del suo percorso; il rosso del tango di Astor Piazzolla, con cui ha inciso l’iconico ‘Libertango’; l’arcobaleno che richiama l’amicizia fraterna con Pino Daniele; e il verde della speranza che lo accompagnava da ragazzo nei viaggi dal Sud al Nord, inseguendo un sogno e un futuro da costruire. “Tra tutti – racconta – è il rosso a rappresentarmi di più. ’O fuoco. Ho sempre qualcosa di rosso addosso”.
Nel concerto non mancheranno brani particolarmente significativi della sua carriera, tra cui ‘Namina’, canzone che intreccia le sue due città, Milano e Napoli, evocando il ricordo dei primi viaggi in treno verso il Nord, “con la musica che urlava dentro”. Spazio anche al sentito omaggio a Pino Daniele, celebrato non con la voce – “solo lui poteva cantare le sue canzoni” – ma attraverso atmosfere, arrangiamenti e cinque note iniziali che ogni sera aprono il live, quasi a invitarlo idealmente sul palco. Non mancherà ‘Stop Bajon’, brano che a quarant’anni dall’uscita continua a essere presente nelle classifiche.
Il concerto è anche un’occasione per ricordare una stagione artistica che ha segnato profondamente la musica italiana. “Io, Pino, James Senese, Rino Zurzolo, Joe Amoruso, Tony Esposito: eravamo davvero avanti”.
Una carriera vissuta senza confini, che lo ha visto collaborare con artisti come Chet Baker, Fabrizio De André e Franco Battiato. “Non sono mai stato un razzista della musica”, sottolinea. “Ho vissuto tutto, tutti i generi. Ho proprio vissuto ’A Musica”.
Sempre per “Surriento Gentile”, continua la mostra di Alessandro Vasapolli, “Dance Notes” nella sala “Carlo Di Leva” (via Luigi De Maio, 35): l’artista-fotografo compie un poderoso passo in avanti nella ricognizione del mezzo fotografico come prezioso strumento di apertura verso scenari altri, segreti, alla ricerca di una alterità fantasmatica, che scardina e rinnega uno dei compiti originari della fotografia: la resa mimetica della realtà.





