Bratislava è la casa del capitano azzurro. Il luogo della sua adolescenza, della sua formazione calcistica, prima dell’avventura, iniziata da giovanissimo, in Italia, Paese che se non è una seconda patria davvero poco ci manca, visto che è qui che ha trascorso ormai quasi metà della sua vita.
Un conto però è vivere in un posto dove stai bene e un altro è tornare in ciò che percepisci come casa. Marek Hamsik a Bratislava è sempre stato applaudito come un eroe ecco perché stasera siamo certi che pubblico slovacco dividerà la propria fede: da un lato la passione per la squadra portabandiera del calcio slovacco in Europa, dall’altra l’affetto per il giocatore di maggior talento mai espresso dal Paese dal 1993, anno del distacco dalla Repubblica Ceca.
Ma oggi Hamsik non è più lo stesso. Da quando ha diviso le proprie strade da Walter Mazzarri, il tecnico che ne ha sancito la definitiva maturazione, qualcosa si è inceppato. Benitez lo fa giocare dietro la punta, in un ruolo che ha parecchie differenze rispetto ai primi anni a Napoli, se non rispetto agli albori bresciani, quando illuminava il gioco partendo praticamente davanti alla difesa.
Igor Bobik, il suo primo allenatore, un’idea ce l’avrebbe: “Io lo schieravo interno sinistro nel 3-4-3” ha dichiarato oggi alla Gazzetta dello sport. Forse è un po’ troppo per Rafa Benitez, e magari anche per il Marek Hamsik del 2014. Basterebbe forse solo fargli fare un piccolo passo indietro, per prendere una rincorsa più lunga e tornare a spiccare il volo. Le ali mica le ha perse”.